Biblioteca (lettura pubblicata dalla BBT the bhaktivedanta book trust international)



Ritorno a Krishna

La rivista del movimento Hare Krishna

volume 6 n. 5/6

maggio-giugno 1994

Dio è luce. L'illusione è tenebre. Dove c'è Dio non c'è illusione.















Sua Divina Grazia
A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada

Fondatore-acarya dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna

Srila Prabhupada è arrivato dall'India in Occidente nel 1965, a sessantanove anni, per soddisfare la richiesta del suo maestro spirituale: insegnare la Coscienza di Krsna in Occidente.
In dodici anni ha pubblicato più di settanta volumi di traduzioni e commenti degli antichi testi vedici, ora distribuiti in tutto il mondo in circa quattrocento milioni di copie.
Viaggiando in Europa, America, Asia, Australia e Africa, Srila Prabhupada ha aperto in tutto il mondo asrama, scuole, templi, centri culturali e comunità agricole.
Ha lasciato questo mondo nel 1977 a Vrndavana in India, il luogo più caro a Sri Krsna.
I suoi discepoli continuano il movimento a cui egli ha dato vita.















La Rivista del Movimento Hare Krishna

RITORNO
A KRISHNA

FONDATA NEL 1944

FONDATORE (sotto la direzione di
Sua Divina Grazia Sri Srimad
Bhaktisiddhanta Sarasvati Prabhupada)
Sua Divina Grazia
A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada

DIRETTORE RESPONSABILE:
A. D'Ambrosio  Ali Krsna devi dasi

REDAZIONE:
Parabhakti devi dasi

HANNO COLLABORATO a questo numero:
Laksmi devi dasi

AMMINISTRAZIONE:
Nimai Pandita dasa

ABBONAMENTI E INFORMAZIONI:
Dananistha devi dasi
Per informazioni sugli abbonamenti contattate la B.B.T. Italia Ufficio Abbonamenti  Strada Bonazza 12  50028 Tavarnelle Val di Pesa (FI)  Tel. 055/8076414, Fax 055/8076630

PRONUNCIA. La translitterazione dei termini sanscriti contenuti in questa rivista è stata eseguita secondo un metodo adottato internazionalmente. La a si pronuncia a chiusa. La a si pronuncia a, aperta e lunga. La i si pronuncia i lunga. La u si pronuncia u lunga. La j si pronuncia g dolce. La r si pronuncia ri. La s si pronuncia sc (come in scena), altrettanto s ma più sibilante. La h è sempre aspirata. Krsna si pronuncia Krishna (il suono sc è dolce); Caitanya si pronuncia "Ciaitanya".

NOMI SPIRITUALI. I membri dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krsna, ricevono uno dei nomi di Krsna o di un Suo grande devoto seguito dal suffisso dasa (dasi per le donne) che significa "servitore". Per esempio il nome Krsna dasa significa "servitore di Krsna".

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RITORNO A KRISHNA  Pubblicazione mensile registrata presso il tribunale di Milano n° 199 del 13/03/89

VOL. 6 N. 5/6 - maggio-giugno 1994

Bhaktivedanta Book Trust Italia

Strada Bonazza 12  50028 Tavarnelle Val di Pesa - FI

FOTOLITO: F.C.M.  Marcallo Con Casone (MI)

STAMPA: Grafiche Cometa - Magenta










CONOSCENZA SUPERIORE
La conoscenza più elevata, come ci spiega Srila Prabhupada è quella che ci permette di capire chi siamo.

SPEGNETE LA TIVU'
Anche se ci rifugiassimo nel deserto, le immagini della tivù torneranno

SRIMAD-BHAGAVATAM
Continua la pubblicazione del più antico classico della spiritualità

AMORE SENZA FINE
Il tempo distrugge tutte le relazioni, ma non quelle con Dio

RICORDARE DIO IN OGNI STAGIONE
Per tutta la vita dovremmo pensare al Signore

LA VERITA' SULLE DIETE SALUTARI
La cosa migliore è mangiare ciò che piace a Krsna

SRIMAD-BHAGAVATAM PER BAMBINI
La storia di Krsna anche per i piccoli

BENEDIZIONI PER PARLARE DI KRSNA
Da un voto di silenzio al canto dei Santi Nomi

I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA
Cercare la verità

AMORE PER KRSNA O TIMORE DI DIO?
L'alternativa positiva al piacere materiale

NON HO BISOGNO DEI TUOI LIBRI
Date un'occhiata ai libri di Srila Prabhupada

LA FESTA DELLA DOMENICA



IN COPERTINA: La Danza Rasa















CONOSCENZA
SUPERIORE

Conferenza di Sua Divina Grazia
A.C. BHAKTIVEDANTA SWAMI PRABHUPADA
fondatore acarya dell'Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna



rajavidya rajaguhyam
pavitram idam unamam
pratyaksavagamam dharmyam
susukham kartum avyayam

"Questo sapere è il re fra tutte le scienze, il segreto fra i segreti. E' la conoscenza più pura e perché ci fa realizzare direttamente la nostra vera identità è la perfezione della religione. E' eterno e si applica con gioia".

Vidya significa "conoscenza" e raja significa "re". Chi è la regina di tutte le scienze?
Ci sono diversi livelli di vita nel mondo materiale. Per esempio si potrà essere laureati in lettere o aver frequentato la scuola per solo tre o quattro anni. Ci sono diversi gradi di istruzione. Ma qual è la cosa migliore, l'istruzione suprema o più elevata? L'istruzione suprema  raja vidya - è la coscienza di Krsna. La vera conoscenza è comprendere chi siamo veramente. Senza comprendere questo non avremo conoscenza.
Quando Sri Caitanya Mahaprabhu iniziò a predicare, il Suo primo discepolo fu Sanatana Gosvami, un ministro delle finanze dello Shah Nawab Hussain. Sentendosi attratto dal movimento di Caitanya Mahaprabhu, Sanatana si ritirò dal servizio e si unì al Signore Caitanya. Quando si rivolse a Lui per la prima volta, Gli domandò: "Che cos'è l'istruzione?".
Sanatana era una persona molto colta. A quei tempi in India si insegnava la lingua persiana. Proprio come durante l'occupazione britannica ci veniva insegnato l'inglese. Durante il governo di Pathan il persiano era la lingua ufficiale. Sanatana Gosvami era anche un grande studioso di sanscrito. Eppure chiedeva: "Che cos'è l'istruzione". Perché poneva questa domanda? Diceva a Sri Caitanya: "Mi credono una persona molto istruita e sono così sciocco da credere di esserlo veramente".
Quindi il Signore chiedeva: "Ma allora, perché non ti consideri erudito? Sei un grande studioso di sanscrito e di persiano. Perché ritieni di non essere istruito?"
Sanatana rispose: "Credo di non essere istruito perché non so chi sono. Non voglio soffrire ma sono costretto a soffrire per le miserie materiali. Non so da dove vengo o dove andrò, eppure la gente mi considera una persona colta, un grande erudito e la cosa mi da soddisfazione ma in realtà sono così sciocco da non sapere chi sono".
Questa è la nostra attuale situazione. Siamo molto orgogliosi del nostro progresso nel campo dell'istruzione materiale. Ma se domandassimo a qualcuno "Chi sei?", difficilmente sarebbe in grado di rispondere. Tutti hanno il concetto errato di essere il corpo, ma in realtà non siamo il corpo. Ne abbiamo discusso più volte. Quindi, superando questo preconcetto, sapendo "io non sono questo corpo" si giungerà alla vera conoscenza. Questo è l'inizio.



Conoscenza e azione

Sulla conoscenza che ora impartisce ad Arjuna, Krsna dice: "Questa è rajavidya". Rajavidya significa conoscere sé stessi e agire di conseguenza. Non sapendo chi sono, commetterò errori sulla mia situazione e tutte le mie attività saranno errate ed illusorie. Sapere solo di non essere il corpo materiale non è sufficiente. Non siamo materiali, siamo spirituali. Quindi bisogna agire di conseguenza. Questa attività spirituale è la coscienza di Krsna ed è chiamata rajavidya, il re fra tutte le scienze.
Rajaguhyam significa "molto confidenziale". Non è facile accettare la coscienza di Krsna. Ma grazie alla misericordia di Krsna e di Sri Caitanya abbiamo la possibilità di farlo con il canto Hare Krsna, Hare Krsna, Krsna Krsna, Hare Hare, Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare.
Sri Caitanya ci ha spiegato analiticamente la natura dell'essere vivente. Ha cominciato dicendo che ci sono innumerevoli esseri viventi in tutto l'universo. Scavando per terra si trovano molti esseri viventi. Studiando l'aria se ne trovano molti. Anche in fondo al mare ci sono esseri viventi. Quindi in tutto l'universo ci sono diversi tipi di esseri viventi.
Sri Caitanya divide gli esseri viventi in due classi, quelli mobili e quelli immobili. Alberi, sassi, piante, erba, non possono muoversi. Una pietra ha vita ma non ha sviluppato la coscienza. E' troppo coperta. Così, se una persona ha un corpo umano ma non capisce la propria posizione, è quasi come una pietra. Poi ci sono gli esseri viventi mobili, come gli animali, gli esseri acquatici, gli uccelli, i rettili, gli esseri umani, gli esseri celesti e gli angeli. Tra tutte le entità viventi mobili, solo una piccola parte è costituita da esseri umani. Ci sono otto milioni quattrocentomila specie di vita. Di queste, solo quattrocentomila hanno un corpo umano. Sri Caitanya dice: "Di queste quattrocentomila specie umane, poche sono civilizzate. E tra le persone civilizzate solo alcune sono devote ai testi sacri". La gente dice: "Sono cristiano", "Sono hindu" o "Sono musulmano". Ma nell'era attuale la maggior parte delle persone che dice di appartenere a una particolare religione non segue i testi sacri.



Tre tipi di atti religiosi

Le persone che credono nei testi sacri sono particolarmente attratte da attività pie e filantropiche. Credono, ad esempio, che la carità sia una buona cosa. Gli atti pii e religiosi sono di tre specie: yajnadana-tapah. Yajna significa "sacrificio', dana significa "carità", e tapah significa "penitenza". Gli ordini spirituali di brahmacarya (vita da studente celibe) e di sannyasa (vita di rinuncia) richiedono tapah. Tapah significa accettazione volontaria di rigidi principi di austerità.
Carità significa invece rinunciare volontariamente ai propri beni materiali.
Yajna significa "sacrificio". Al giorno d'oggi non abbiamo esperienza di sacrifici, ma testi storici come il Mahabharata ci informano. Un tempo erano i re a eseguire sacrifici e distribuivano milioni di rupie, oggetti di valore, oro e argento. Oggi non è possibile. Ma un tempo i re lo facevano. I re raccoglievano tasse dai cittadini, ma, quando facevano i sacrifici, distribuivano liberalmente ricchezze ai cittadini. Oggi invece lo stato si limita a raccogliere il denaro delle tasse senza mai redistribuirlo.
Quindi non abbiamo idea di cosa sia uno yajna. Yajna è il dovere dei re o dei capi di stato, dana è il dovere degli uomini di famiglia in generale e tapah è il dovere dei brahmacari, dei sannyasi e dei vanaprastha. Questi sono diversi tipi di regole per la vita religiosa. Chi credono nelle scritture seguono queste regole.
Nella maggior parte dei casi, comunque, le persone accettano una certa fede e basta. Dicono di accettare una certa religione ma non fanno niente. Ma, tra molte migliaia di persone come queste, alcune sono veramente religiose, si sottopongono a sacrifici e penitenze e donano in carità.
Sri Caitanya dice: "Tra milioni di persone impegnate in carità, penitenze e sacrifici, alcune raggiungono la comprensione perfetta di ciò che sono: non sono questo corpo".
Comprendere solo teoricamente di non essere questo corpo ma un'anima spirituale non è sufficiente. Bisogna liberarsi davvero dai legami della materia. Questo si chiama mukti, liberazione. Tra migliaia di persone consapevoli di ciò che sono, alcune sono realmente liberate. E tra queste migliaia di persone liberate, solo alcune possono comprendere Krsna.



Sintomi di liberazione

Comprendere Krsna, dunque, non è facile. Ma Krsna è gentile. Sa che in questa età di Kali è molto difficile liberarsi con il sistema ordinario: diventare dapprima civilizzati, poi religiosi, quindi dare in carità ed eseguire sacrifici, per giungere alla piattaforma della conoscenza e raggiungere la liberazione. Perciò Sri Caitanya Mahaprabhu è venuto dandoci un metodo diretto per diventare coscienti di Krsna.
Dopo aver raggiunto la liberazione si può conoscere Krsna. E' affermato nella Bhagavadgita: brahmabhutah prasannatma. La prima caratteristica di una persona liberata è di essere molto felice. Non la troverete mai di malumore. Na socati na kanksati: non ha ansie. Noi siamo pieni di ansie: "Oh, mi manca questo, devo mettere al sicuro quello, devo pagare questo conto. Oh, ho molto da fare". Molte ansie. Significa che chi non ha ansie è ricco? No. Non necessariamente. Ma non ha ansie. E in più non si lamenta. Non pensa di essere povero. Perché mai dovrebbe pensare di essere povero? Quando si pensa di essere parte di questo mondo materiale e di non possedere una certa cosa, ci si considera poveri. Ma chi si è liberato dalla concezione materiale della vita non è interessato a ciò che possiede o non possiede. Perciò egli è prasannatma: gioioso. "Non ho nulla da perdere, niente da guadagnare. Sono completamente alieno da qui". Questa è la liberazione.
La visione della vita della persona liberata è samah sarvesu bhutesu: non considera nessuno ricco o povero, sciocco o istruito. Ci sono molte dualità nel mondo materiale, ma la visione della persona liberata è completamente spirituale. Vede tutti gli esseri viventi come particelle infinitesimali di Krsna e perciò cerca di portarli tutti alla coscienza di Krsna senza fare distinzione tra un brahmana e un sudra (un operaio), tra un indiano e un americano, tra nero e bianco, colto e ignorante. No. Tutti devono giungere alla coscienza di Krsna. Questo è il suo punto di vista. Samah sarvesu bhutesu. Quando uno è così qualificato madbhaktim labhate param: Sri Krsna dice: "Allora è idoneo per diventare Mio puro Devoto".
Il processo per giungere alla liberazione seguendo i principi regolatori non è facile, specialmente in questa epoca. Lo SrimadBhagavatam descrive le persone di quest'era come prayenalpayusah: "La durata della loro vita è molto breve". E mandah. Mandah significa "molto lento". Su ventiquattro ore, la gente ne dorme dodici, e delle rimanenti dodici ne impiega dieci ore per guadagnar soldi. Rimangono due ore. Cosa può fare per la comprensione spirituale? Non c'è tempo.
Poi il Bhagavatam afferma: sumand-amatayo. Se qualcuno ha intenzione di fare progressi spirituali, ci sono molti pseudospiritualisti pronti ad sfruttarlo.
Poi ancora mandabhagyah: "La maggior parte della gente è sfortunata". Molti non hanno nemmeno la possibilità di soddisfare i bisogni essenziali: mangiare, dormire, difendersi e accoppiarsi. Questi non sono che bisogni basilari che hanno anche gli animali. Ma in questa era, perfino queste cose basilari sono difficili da ottenere: un rifugio, del cibo, una moglie. E tutti hanno paura: "Verrà la guerra e dovrò andare a combattere?"
E infine upadruta "Come se ciò non bastasse, la gente è sempre disturbata da malattie e molte altre calamità".
Questa è la situazione della gente in questa era. Perciò Sri Krsna ha pensato che sarebbe stato impossibile per queste persone poter giungere alla liberazione con la procedura regolare.
Quindi, grazie alla Sua misericordia senza causa, Sri Caitanya è venuto per rivelare la più alta perfezione della vita, l'estasi spirituale, tramite il canto di Hare Krsna, Hare Krsna, Krsna Krsna, Hare Hare, Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare. Questo canto è pratico. Non dipende dal fatto di essere o meno liberati, dalla propria posizione o condizione. E' sufficiente partecipare per provare estasi spirituale. Perciò questo sistema si chiama pavitram "molto puro". Chiunque segua questo metodo si purifica. La purificazione inizia subito.
Uttamam significa "la più elevata" o "trascendentale". Ieri ho spiegato il significato di uttamam citando un commento del verso di oggi. Il commentatore spiegava il significato di uttamam riferendosi ad un verso del Padma Purana che dice che quando si è in coscienza di Krsna, la conoscenza trascendentale più elevata, gradualmente tutti semi delle reazioni dei propri peccati svaniscono. Nella Bhagavad-gita è citato esempio: se si mette qualcosa nel fuoco, il fuoco la incenerisce; similmente, non appena si accende in noi il fuoco della coscienza di Krsna, tutte le reazioni delle attività peccaminose delle vite passate vengono distrutte.



Lo scopo delle scritture

La nostra sofferenza è dovuta ad attività peccaminose. E le attività peccaminose sono dovute alla nostra ignoranza. Vengono compiute da persone che non hanno conoscenza. Un bambino non sa che cosa accade toccando il fuoco perché è ignorante, ma se lo tocca, si scotta. Il fuoco non fa eccezioni per il bambino. Il fuoco agirà secondo la propria natura. Allo stesso modo, noi non sappiamo come funzioni questo mondo materiale, secondo quali leggi, come venga controllato e chi sia il controllore. Per ignoranza, agiamo in un certo modo, ma la natura è così severa che non terrà conto della nostra mancanza di conoscenza.
Quindi, l'ignoranza è la causa della sofferenza e per questo bisogna acquisire la giusta conoscenza. E "giusta conoscenza" significa conoscere le cose come sono: chi siamo, che cos'è il mondo, chi è Dio, qual è la nostra relazione con Lui. Dovremmo sapere queste cose. Non bisognerebbe diventare solo tecnici esperti. Questa non è conoscenza. Conoscenza significa sapere chi siamo e come agire. E questa conoscenza può essere raggiunta con la forma umana, non con la forma animale. Perciò, per rivelare la conoscenza, per indicare la strada giusta, ci sono molti testi in tutto il mondo civile. Non bisogna trascurarli.
Caitanya Mahaprabhu dice: "Da tempo immemorabile la gente ha scordato la sua relazione con il Signore Supremo. Perciò il Signore ha mandato molti Suoi rappresentanti per diffondere i Testi sacri": Quindi, dovremmo approfittare di questi testi, specialmente della Bhagavad-gita. Nella Bhagavadgita ogni cosa è spiegata bene. Se ne può discutere. Si può provare a comprendere con la propria conoscenza, con la propria intelligenza. Tutto cosa sarà chiaro. Dovremmo quindi approfittare della Bhagavadgita. E la nostra capacità di capire aumenterà se cominciamo lo studio con questa vibrazione sonora trascendentale: Hare Krsna, Hare Krsna, Krsna Krsna, Hare Hare, Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare.
Molte grazie.















SPEGNETE LA TIVU'
di SATSVARUPA DASA GOSWAMI

Nel mio ultimo volo verso l'Europa, nella sala d'attesa dell'aeroporto, non ho potuto evitarlo. Abbiamo trovato gli ultimi due posti liberi nella zona d'imbarco, proprio davanti a un televisore che trasmetteva le ultime notizie sportive.
Era un incontro di box. Il negro ha colpito il bianco due volte, al viso, e l'arbitro ha interrotto l'incontro perché il bianco sanguinava.
Dopo l'incontro il perdente si lamentava in tivù: "Questo non è il modo di perdere. Perché ci hanno fermati?" Il presentatore ha concluso dicendo: "Box: che sport meraviglioso!"
...un metro di neve quest'anno a Boston, un treno si è scontrato con una cisterna di liquidi infiammabili, Clinton vuole gli omosessuali nell'esercito e gli omosessuali vogliono sfilare nella parata di Natale. Ma i conservatori hanno già pronta una controsfilata per fermarli. Abbiamo visto un loro cartello in tivù: "Dio odia i gay".
Eravamo lì, nella sala d'attesa, due Hare Krsna vestiti da indiani che viaggiavano verso l'Irlanda. Non volevo proprio guardare la televisione, ma era difficile evitarla. Poi ho pensato che comunque avrei dimenticato presto.
Ma non ho dimenticato. Mi è rimasta in mente. Mi ha fatto venir voglia di ricordare ai devoti di spegnere la tivù. Non vorrei affatto essere un bambino che guarda la tivù tutto il giorno, o uno che ascolta le notizie direttamente dagli inviati speciali con le facce che blaterano da Washington: "qui è June Meadows da Washington", "Vi parla Scrub Donul da Istanbul". Sapete come si presentano. Nel caldo dell'Africa con la camicia sbottonata sul collo, o con l'alito che si congela al freddo di Mosca. I corrispondenti vi raccontano le ultime notizie: "Gli avversari del presidente Eltsin stanno per scontrarsi all'ultimo sangue nella lotta per il potere, l'Ex Unione Sovietica... bla, bla, bla... solo il tempo ci dirà la verità, qui è Flip Flap da Mosca."
Poi la linea torna al presentatore che invade la vostra stanza a Boston, a New York o ovunque vi troviate. Siete intrappolati e intrattenuti. E la rete delle false notizie e delle pubblicità si avvolge intorno alla testa vostra e dei vostri figli come il bozzolo intorno al baco da seta.
State sintonizzati su Friendly Freckle. Non dimenticate la morte e il tempo che passa. Ed ecco le ultime previsioni del tempo. E un allegro meteorologo vi dice che cosa sarà dei venti e delle perturbazioni nuvolose. Vi interessa davvero sapere che tempo fa a migliaia di chilometri di distanza? Ma lui prevede tutto; sembra che controlli tutto. E voi vi sedete e lo ascoltate.
State sintonizzati su "La stanza degli orrori" o su "Winkles, il simpatico scimpanzé, stasera alle nove". O sintonizzatevi sull'esercito americano che lancia le bombe.
Hey, spegnete la tivù. Spegnetela.
Ma non potete spegnerla. Una volta che si è vista la partita di calcio con il pallone tirato da una parte all'altra del campo e gli azzurri che segnano e si abbracciano con profondo e affettuoso cameratismo, una volta che l'avrete visto, anche se vi rifugiaste nel deserto, in una casa battuta dal vento, dove nessuno vi può disturbare, queste immagini tremolanti vi torneranno in mente.
E' così. E' questo il problema. E' per questo che non riusciamo a pregare attentamente. Perché un treno ha investito un furgone che trasportava liquidi infiammabili e, quando sono arrivati i cameramen, tutto quello che hanno potuto filmare erano i resti del furgone che bruciava e, dato che il treno era già partito, hanno filmato un qualsiasi vecchio treno nella neve e... "qui vi parla Burt Billson dal Maryland."
Spegnete la tivù. Vorremmo spegnerla. Sarebbe bello poter chiamare qualcuno che installasse un interruttore nelle nostre teste. Ma non c'è idraulico che possa sturare le nostre condutture. Francamente non c'è il modo di cancellare dal mondo queste immagini insensate. E questo è il genere di mondo in cui ci troviamo.
L'unico rimedio è tornare a Krsna. E vivere in coscienza di Krsna.















Scritture Vediche

SRIMAD-BHAGAVATAM

Primo Canto: La Creazione

Continua la pubblicazione dello SrimadBhagavatam, il grande classico della spiritualità scritto cinquemila anni fà da Krsna Dvaipayana Vyasa, tradotto dall'originale sanscrito da Sua Divina Grazia A. C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada Lo SrimadBhagavatam, l'essenza di tutte le Scritture Vediche, è la scienza spirituale che ci permette di conoscere non solo la sorgente ultima di ogni cosa, l'Essere Supremo, ma anche la relazione che ci unisce a Lui, e spiega che il nostro dovere è di agire per migliorare la società umana in base a questa conoscenza infallibile. Chi fosse interessato all'intera opera può contattare la Bhaktivedanta Book Trust Italia.



VERSO 41


athopetya svasibiram
govindapriyasarathih
nyavedayat tam priyayai
socantya atma-jan hatan

atha: poi; upetya: avendo raggiunto; sva: il suo; sibiram: campo; govinda: Colui che anima i sensi (il Signore, Sri Krsna); priya: caro; sarathih: il conduttore di carro; nyavedayat: affidato a; tam: lui; priyayai: a colei che è cara; socantya: lamentandosi per; atma-jan: i suoi figli; hatan: assassinati.



TRADUZIONE

Raggiunto il suo accampamento in compagnia di Sri Krsna, il conduttore del suo carro e il suo amato amico, Arjuna consegna l'omicida alla sua cara sposa, afflitta dal dolore per la morte dei suoi figli.



SPIEGAZIONE

La relazione trascendentale che lega Arjuna a Krsna è una relazione di profonda amicizia. Questo afferma il Signore in persona nella Bhagavadgita quando dice che Arjuna è un amico molto caro a Lui. Come Arjuna, ogni essere è unito al Signore da una relazione d'affetto; qualcuno agirà come Suo servitore, qualcun altro come Suo amico o genitore, qualcun altro ancora come l'oggetto dei Suoi sentimenti amorosi. Così, tutti sono invitati a godere della compagnia del Signore nel mondo spirituale, è sufficiente manifestarne il desiderio e sforzarsi sinceramente con la pratica del bhaktiyoga.



VERSO 42


tathahrtam pasuvat pasabaddham
avanmukham karma-jugupsitena
niriksya krsnapakrtam guroh sutam
vamasvabhava krpaya nanama ca

tatha: così; ahrtam: condotto; pasuvat: come un animale; pasabaddham: legato con delle corde; avan-mukham: senza una parola sulle labbra; karma: azioni; jugupsitena: abominevoli; niriksya: vedendo; krsna: Draupadi; apakrtam: l'autore del crimine; guroh: il maestro; sutam: figlio; vama: dolce; svabhava: natura; krpaya: per compassione; nanama: offrì i suoi omaggi; ca: e.



TRADUZIONE

Quando vide Asvatthama, legato come una bestia e ridotto al silenzio a causa del suo ignobile crimine, Draupadi, buona e benevola per la sua natura femminile, gli mostrò subito il rispetto dovuto a un brahmana.



SPIEGAZIONE

Asvatthama è stato condannato dal Signore stesso, e Arjuna, da parte sua, l'ha trattato come un omicida, non come figlio di un brahmana o di un precettore. Ma quando viene condotto davanti a Srimati Draupadi, questa non può trattenersi dall'offrirgli il rispetto generalmente dovuto a un brahmana o al figlio di un brahmana, sebbene egli sia l'assassino dei suoi figli, la cui perdita l'affligge grandemente. Quest'atteggiamento trova spiegazione nella dolce natura della donna. Generalmente la donna è simile al bambino, che non possiede il potere di discernimento dell'uomo. Asvatthama si è mostrato indegno di essere il figlio di Dronacarya, di un brahmana, e per questo l'autorità suprema, Sri Krsna, l'ha personalmente condannato; ma Srimati Draupadi, donna gentile, non può trattenersi dal mostrargli il rispetto che offrirebbe spontaneamente a un brahmana. Anche ai giorni nostri, nelle famiglie indù le donne si mostrano molto rispettose verso i componenti della casta brahminica, anche se si tratta del più caduto e del più abietto dei brahmabandhu. Ma gli uomini hanno cominciato a protestare contro i brahmabandhu, contro coloro che per le loro azioni si rivelano inferiori ai sudra, sebbene nati in famiglie di nobili brahmana. Nello sloka sono usate a questo proposito le parole vama-svabhava, _di natura dolce, conciliante e benevola". Un uomo o una donna virtuosi, particolarmente evoluti, possono accettare facilmente tutto ciò che accade loro, al contrario delle persone di mediocre intelligenza. Ma questo non vuol dire che si deve abbandonare ogni ragione, ogni discernimento con la scusa della benevolenza. Bisogna possedere invece un giudizio equilibrato, da applicarsi nel modo adatto a ogni circostanza. Non ci si deve lasciare invadere da un sentimento di candore femminile e accettare come puro ciò che non lo è. Asvatthama può vedersi rispettare da una donna benevola, ma ciò non vuol dire che egli può essere riconosciuto come brahmana qualificato.



VERSO 43


uvaca casahanty asya
bandhananayanam sati
mucyatam mucyatam esa
brahmano nitaram guruh

uvaca: disse; ca: e; asahanti: intollerabile per lei; asya: il suo; bandhana: legato; anayanam: condotto; sati: la devota; mucyatam mucyatam: rilasciatelo, rilasciatelo; esat: questo; brahmanah: brahmana; nitaram: nostro; guruh: precettore.



TRADUZIONE

Non potendo sopportare la vista di Asvatthama legato, la donna devota insiste: "Lasciatelo in libertà, è un brahmana, il nostro maestro spirituale.



SPIEGAZIONE

Quando le fu portato Asvatthama, Draupadi non poté tollerare che un brahmana fosse arrestato come un criminale e trascinato di fronte a lei, tanto più che questo brahmana era il figlio del precettore di suo marito. Quando catturò Asvatthama, Arjuna, come anche Krsna, sapevano bene che egli era figlio di Dronacarya, ma entrambi condannarono l'omicida senza tener conto della sua appartenenza a una famiglia di brahmana. I brahmana sono le guide spirituali della società, ma le Scritture insegnano che se un maestro spirituale o un precettore, un guru, si rivela indegno, deve subito essere rinnegato. Un guru dev'essere anche un acarya, cioè deve aver assimilato l'essenza degli sastra e deve guidare i suoi discepoli sulla via tracciata da questi Testi rivelati. Asvatthama ha dunque fallito nel dovere di brahmana, o precettore, rendendosi così indegno degli onori dovuti a un brahmana qualificato. Il giudizio di Sri Krsna e di Arjuna è dunque giustificato, ma Draupadi, donna benevola, non vede le cose con lo stesso occhio: qui ella non applica le norme degli sastra, ma il semplice costume, secondo il quale Asvatthama ha diritto agli stessi rispetti offerti a suo padre, perché di solito il figlio di un brahmana è ritenuto un brahmana qualificato. Ma questo giudizio che nasce dal sentimento non corrisponde necessariamente alla realtà. Le norme degli sastra vogliono che un uomo sia riconosciuto come brahmana solo se ne possiede le qualità e non su basi puramente ereditarie. Nonostante tutto Draupadi desidera che Asvatthama sia subito rilasciato, e il suo sentimento resta comunque lodevole. Ciò dimostra che un devoto del Signore è pronto a tollerare per sé ogni sorta di contrarietà senza mai mostrare ostilità verso gli altri, si trattasse anche di nemici. Questa è la natura del puro devoto del Signore.



VERSO 44


sarahasyo dhanurvedah
savisargopasamyamah
astragramas ca bhavata
siksito yadanugrahat

sarahasyah: segreto; dhanuhvedah: la conoscenza dell'arte di usare l'arco e le frecce; savisarga: rilasciando; upasanyamah: controllando; astra: armi; gramah: tutti i tipi di; ca: e; bhavata: da te; siksitah: imparato; yat: per la sua; anugrahat: grazia.



TRADUZIONE

"E' per la grazia di Dronacarya che tu hai potuto apprendere l'arte marziale dell'uso dell'arco e delle frecce e quella più segreta del controllo delle armi."



SPIEGAZIONE

Dronacarya insegnava il Dhanurveda, la scienza militare vedica che comprende tutti i segreti dell'arte di lanciare e controllare le diverse armi mediante mantra. La scienza militare moderna si avvale di armi molto grossolane, ma esiste un'arte militare molto più raffinata, che utilizza come armi delle frecce lanciate per mezzo di mantra vedici che agiscono con più potenza e precisione delle nostre armi a fuoco o delle nostre bombe atomiche. Questa scienza superiore è quella del suono, e si fonda interamente sull'impiego di mantra vedici. Il Ramayana c'insegna per esempio che Maharaja Dasaratha, padre di Sri Ramacandra, dirigeva le sue frecce solo con l'aiuto del suono: poteva centrare un bersaglio soltanto grazie al senso dell'udito, senza neppure vedere l'oggetto da colpire. E' logico dedurre quindi che la scienza militare vedica presenta un carattere più sottile di quella attuale, in cui si adoperano solo armi materiali grossolane. Acarya Drona ha svelato tutti i segreti di questa scienza ad Arjuna, e Draupadi vorrebbe che egli si sentisse obbligato verso il suo maestro d'armi per tutti i benefici che ha ricevuto da lui. Ora, in assenza di Dronacarya, suo figlio dev'essere visto come suo rappresentante; questo è il pensiero della virtuosa Draupadi.
Ci si può chiedere perché Dronacarya, rigido brahmana, svolgesse la funzione di maestro d'armi. La risposta è che qualunque sia la sua capacità specifica, il brahmana deve diventare un precettore. Un brahmana erudito deve diventare precettore e sacerdote, e anche ricevere la carità perché egli ha pieno potere per adempiere queste funzioni.



VERSO 45


sa esa bhagavan dronah
prajarupena vartate
tasyatmano 'rdham patny aste
nanvagad virasuh krpi

sah: egli; esah: certamente; bhagavan: maestro; dronah: Dronacarya; prajarupena: nella forma di suo figlio Asvatthama; vartate: esiste; tasya: il suo; atmanah: del corpo; ardham: metà; patni: sposa; aste: vivente; na: non; anvagat: si sottopose; virasuh: avendo un figlio; krpi: la sorella di Krpacarya.



TRADUZIONE

"Egli [Dronacarya] certamente vive ancora nella persona di suo figlio. Ed è per questo figlio che Krpi, sua sposa, si rifiutò al rito del sati.



SPIEGAZIONE

Le Scritture considerano la donna fedele come la dolce metà del suo sposo. Quando il marito muore, se ella non ha figli può, se lo desidera, seguirlo nella morte, ma se ha un figlio, che rappresenta il suo sposo, ella sceglierà di vivere. Ecco perché Krpi, sposa di Dronacarya e sorella di Krpacarya, non subì il sacrificio. Infatti, una vedova è tale solo di nome se suo marito le lascia un figlio. In un modo o in un altro, dunque, Arjuna deve considerare Asvatthama come il rappresentante di Dronacarya: ucciderlo sarebbe in un certo senso come uccidere Dronacarya. Questo è l'argomento di Draupadi contro la condanna a morte di Asvatthama.



VERSO 46


tad dharmajna mahabhaga
bhavadbhir gauravam kulam
vrjinam narhati praptum
pujyam vandyam abhiksnasah

tat: di conseguenza; dharma jna: che è cosciente dei principi della religione; mahabhaga: il più fortunato; bhavadbhih: da te; gauravam: glorificata; kulam: la famiglia; vrjinam: ciò che è doloroso; na: non; arhati: merita; praptum: di ottenere; pujyam: degna di venerazione; vandyam: rispettabile; abhiksnasah: costantemente.



TRADUZIONE

"Non è affatto bene che tu, o molto fortunato, conoscendo i principi della religione, provochi la sofferenza tra i membri di una famiglia gloriosa, sempre degna di rispetto e venerazione.



SPIEGAZIONE

Per una famiglia rispettabile la minima offesa è fonte di grande dolore. L'uomo colto si mostrerà dunque sempre prudente nei suoi rapporti con i membri di tali famiglie, degne della venerazione di tutti.



VERSO 47


ma rodid asya janani
gautami patidevata
yathaham mrtavatsarta
rodimy asrumukhi muhuh

ma: non; rodit: fa piangere; asya: sua; janam: madre; gautami: la sposa di Drona; patidevata: casta; yatha: come; aham: me; mrtavatsa: il cui figlio è morto; arta: afflitta; rodimi: piangendo; asru-mukhi: lacrime agli occhi; muhuh: costantemente.



TRADUZIONE

"Mio signore, fa che la sposa di Dronacarya non subisca la mia pena: piangere la morte di un figlio. Che non debba, come me, bagnarsi costantemente nelle lacrime.



SPIEGAZIONE

Srimati Draupadi è compassionevole, perciò non desidera affatto che la sposa di Dronacarya subisca come lei la perdita della sua prole. Il suo atteggiamento trova spiegazione sia nei sentimenti materni che l'animano sia nel rispetto che nutre per la nobile sposa di Dronacarya.



VERSO 48


yaih kopitam brahmakulam
rajanyair ajitatmabhih
tat kulam pradahaty asu
sanubandham sucarpitam

yaih: da quelli; kopitam: irritato; brahmakulam: il gruppo dei brahmana; rajanyaih: dal gruppo degli ksatriya; ajita: non controllato; atmabhih: da sé stesso; tat: questa; kulam: famiglia; pradahati: è bruciata; asu: in un momento; saanubandham: con i membri della famiglia; sucaarpitam: immersa nel dolore.



TRADUZIONE

"Se gli ksatriya perdono il controllo dei sensi e offendono i brahmana richiamando così il loro sdegno, il fuoco di questa rabbia distruggerà l'intera dinastia e immergerà nel dolore tutti i suoi compagni."



SPIEGAZIONE

I brahmana formano il gruppo sociale più elevato dal punto di vista della spiritualità, e le loro famiglie godono sempre di una grande stima da parte degli uomini appartenenti ai varna inferiori, cioè gli ksatriya, i vaisya e i sudra.



VERSO 49


suta uvaca
dharmyam nyayyam sakarunam
nirvyalikam samam mahat
raja dharmasuto rajnyah
pratyanandad vaco dvijah

sutah uvaca: Suta Gosvami disse; dharmyam: ai principi della religione; nyayyam: giuste; sakarunam: piene di misericordia; nirvyalikam: senza duplicità; samam: equità; mahat: gloriose; raja: il re; dharmasutah: il figlio di Dharma; rajnyah: dalla regina; pratyanandat: sostenute; vacah: parole; dvijah: o brahmana.



TRADUZIONE

Suta Gosvami disse:
O brahmana, l'imperatore Yudhisthira sostiene pienamente gli argomenti della regina, che concordano con i principi della religione e sono giusti, gloriosi e pieni di compassione ed equità, senza alcuna ipocrisia.
(continua nel prossimo numero)















AMORE
SENZA
FINE

di RAVINDRA SVARUPA DASA

Quando ero bambino, la mia famiglia si spostava spesso e così ho frequentato una serie di corsi di catechismo e di scuole religiose per i periodi di vacanza. Di conseguenza ho avuto molte occasioni per porre a diversi insegnanti di religione una domanda che davvero mi lasciava perplesso. Sapevo che Dio era così grande da non dover fare alcuno sforzo per mantenere e controllare la grande creazione. Può farlo con la punta del mignolo. Così, quello che volevo sapere, era come passava mai Dio il Suo tempo? Che cosa faceva nel Suo regno dei Cieli?
Continuavo a fare questa domanda perché nessuno riusciva mai a rispondermi. I miei insegnanti trasalivano, una domanda del genere non aveva mai sfiorato la loro mente, poi, francamente si sentivano imbarazzati.
Dopo un po' di tempo ho smesso di chiedere. Avevo l'impressione che Dio stesse lassù, seduto sul Suo trono, e si annoiasse in paradiso proprio come io mi annoiavo a scuola di catechismo.
C'era anche connessa un'altra domanda: che cosa avremmo fatto noi in paradiso? Che cosa lo rendeva un posto tanto attraente? Trovavo una varietà di risposte, ma l'immagine dominante del regno di Dio, che ho conservato dall'infanzia, è una sorta di perpetuo sabato fuori città, trascorsa in un patio in una interminabile riunione di famiglia, con i parenti buoni risorti, mentre Gesù gira da una casa all'altra, con una veste bianca, passando attraverso il giardino. Non mi sembrava una prospettiva particolarmente attraente per l'eternità.
Durante l'adolescenza, incontrai un idea del paradiso più sofisticata: la nostra beatitudine là, deriva dalla perpetua visione di Dio. Quest'idea è racchiusa nelle conclusioni della Divina Commedia. Quando Dante, finalmente, arriva al cospetto di Dio, in paradiso, incontra una formidabile "Luce Eterna", circondata da nove cerchi concentrici di angeli. Dante fu completamente rapito davanti a questa luce, e poté solo guardarla fisso, immobile e ardente.
Questa spiegazione mi interessava, ma, fissare una luce splendente, non aveva niente a che fare con la varietà di relazioni che avevo incominciato a conoscere nel mondo intorno a me. Dio e il Suo regno non erano abbastanza attraenti per competere con ciò che offriva il mondo materiale.
Quindi, ovviamente, doveva esserci qualcosa di sbagliato. Perché Dio, per definizione, è il più grande e il migliore di tutti. Di conseguenza doveva essere l'essere più amabile, la persona più attraente e più incantevole. Analogamente, il Suo regno doveva essere la dimora più eccellente e più desiderabile. Ne derivava quindi, che, se davvero avessimo saputo com'era Dio e che relazione avremmo potuto avere con Lui nel Suo regno, nessun'altra persona e nessun'altra relazione avrebbe destato il nostro interesse.
Proprio per questa ragione, Dio ha, in fatti, rivelato al mondo gli intimi e confidenziali dettagli che riguardano la Sua persona, la Sua dimora e le relazioni che intrattiene lì con i Suoi puri devoti. Questa suprema rivelazione di Krsna, Dio nella Sua forma più elevata e più attraente, è annotata nel testo sanscrito SrimadBhagavatam.
E' pratica diffusa per gli esperti di ogni campo, organizzare la conoscenza della loro materia in livelli di crescente approfondimento, e compilare testi per ogni livello, dal più elementare al più avanzato. Così pure per la conoscenza di Dio, e lo SrimadBhagavatam è fra i testi più avanzati in questa materia. Comincia dove finisce la più famosa Bhagavad-gita.
La Bhagavadgita afferma che Krsna è Dio, la Persona Suprema, che non c'è verità superiore a Lui, e che tutte le diverse strade religiose non sono altro che la Sua ricerca. Quindi l'insegnamento conclusivo di Krsna nella Bhagavadgita è: "lascia ogni forma di religione e abbandonati a Me" (18.66).
Lo SrimadBhagavatam inizia con l'affermazione di essere destinato a chi segue gli insegnamenti di Krsna, e identifica la "religione" che Krsna ci dice di lasciare con kaitavadharma, religione contaminata da vari tipi di interessi materiali. La religione pura, secondo il Bhagavatam, è servizio reso a Dio senza interruzione e senza motivazioni personali, e proprio lo SrimadBhagavatam è specificamente destinato a chi serve Dio in questo modo. Puri devoti così sono gli studiosi più avanzati nella scienza di Dio. Non c'è dubbio allora che nel testo destinato a loro si trovi la più completa rivelazione di Dio.
Nella Bhagavad-gita (4.11), Krsna afferma il principio secondo il quale Egli si rivela a noi. "Tutti, a seconda di quanto si arrendono a Me, Io ricompenso in proporzione. Tutti, in un modo o nell'altro, seguono il Mio sentiero". Sebbene tutti quelli che seguono il sentiero della religione possano avanzare verso Dio, sono considerati più o meno avanzati a seconda del grado di arresa verso di Lui. E, a seconda di questo grado di resa, Dio si rivela.
Consideriamo, per esempio un grado di avanzamento spirituale detto karma-kanda. A una persona a questo livello (detta karmi) è concesso un certo ristretto godimento materiale in accordo alle regole date da Dio nelle Scritture. Il karmi sa che se segue queste regole avrà la ricompensa di ulteriori godimenti futuri, mentre se disobbedirà otterrà punizioni. Quindi è
un sistema di ricompense e punizioni che induce il karmi a seguire gli ordini di Dio. Questo genere di persona farà un po' di avanzamento spirituale perché quanto meno riconosce la supremazia di Dio e modera la propria gratificazione dei sensi.
La religione del karmakanda e proprio quella che avevo imparato a catechismo. Impariamo a vedere Dio come il realizzatore cosmico dei nostri desideri e dei nostri bisogni e come giudice supremo, il cui grande potere incute in noi un adeguato timore, venerazione e paura di disobbedire. Pensiamo (spassionatamente) al regno di Dio come a un posto di ininterrotto godimento materiale, una ricompensa per il nostro buon comportamento. E pensiamo a Dio in se stesso come a una voce che proviene dall'alto che ordina e che minaccia. Un genitore benevolo ma severo, lontano ma attento, verso il quale, noi, suoi figli, dobbiamo provare sia gratitudine che timore.
Certamente a volte ci si imbatte in forme di comprensione più avanzata delle religioni giudaicocristiane, ma, tuttavia, quella che ho descritto è di gran lunga la più comune. Ed è il genere di religione - religione contaminata da desideri materiali  che dovremmo lasciare se desideriamo avvicinarci a Dio e in fine incontrarLo nella Sua forma personale immensamente attraente, Krsna.
Ciò che gli occidentali trovano più sconcertante della rivelazione di Dio come Krsna, è che la forma di Krsna somiglia alla forma umana. Trovano difficile credere che questa sia una realizzazione di Dio particolarmente avanzata, dato che è stato loro insegnato che Dio non ha una forma precisa, che è spirito senza forma, e credono che Krsna sia una fantasia antropomorfica. In più si diverte come un giovane e bel pastorello circondato da parenti e amici.
Dov'è allora tutto il potere e la maestosità che si addicono e appartengono a Dio? Dov'è il controllore del cosmo, il giudice incorruttibile dei vivi e dei morti? Come può un semplice e dolce pastorello incutere il timore e la paura che dovremmo provare davanti a Dio?
Per stare tranquilli, la prima lezione di religione da imparare, è di apprezzare l'infinita grandezza di Dio e di realizzare che noi siamo soltanto le Sue creature infinitamente piccole. Purtroppo, però, questa lezione può essere davvero difficile da capire per noi, perché il motivo per cui siamo venuti in questo mondo materiale è la ribellione verso Dio. Non volevamo restare subordinati a Dio. Quelli che sono più invidiosi di Dio, negano la Sua esistenza. Altri invece riconoscono la grandezza di Dio ma conservano nel proprio cuore il desiderio di essere indipendenti da Lui. La loro mancanza di sottomissione a Dio, si manifesta nel loro impegno in religioni con motivazioni materiali, e Dio si rivela in questo stadio elementare di avanzamento spirituale con aspetto potente e maestoso. Anche se possono capire in teoria che Dio è una persona, Dio nasconde loro la Sua forma personale. Dio resta in disparte, imperscrutabile e inaccessibile. In questo modo Dio esige il giusto rispetto e venerazione da chi ancora ha la tendenza a disobbedirLo.
Ma fa anche parte della grandezza di Dio entrare più intimamente e familiarmente in relazione con quei devoti il cui cuore è diventato completamente puro e Lo servono esclusivamente per amore, senza aspettarsi nulla in cambio. A loro Egli rivela la Sua suprema forma personale. Ma siccome questa forma somiglia alla nostra, gli ignoranti la definiscono antropomorfica. Ma la verità è che la nostra forma, la forma umana, è teomorfica. Siamo fatti a immagine e somiglianza di Dio. Ovviamente la nostra copia del corpo di Dio è una replica materiale e temporanea. mentre il corpo di Dio è spirituale e eterno. Gli speculatori possono pensare che un corpo, come tale, sia una cosa negativa, e quindi negano che Dio abbia una forma; in realtà, solo un corpo materiale che si ammala, invecchia e muore è da rifiutare. L'eterno e sempre giovane corpo di Krsna non è soggetto a questi condizionamenti. Rifiutare la forma di Dio sul presupposto che se Dio avesse un corpo, sarebbe un corpo materiale, è peccare di antropomorfismo.
Krsna è riluttante nel rivelarsi a tutti. Perché Krsna mette da parte tutta la Sua maestà e i segni del Suo dominio, lascia che la Sua bellezza sopraffaccia completamente il Suo potere, e si dedica semplicemente a scambi di amore con i Suoi devoti. Per facilitare relazioni intime, Krsna, a volte, fa dimenticare ai Suoi devoti che l'attraente e affascinante oggetto del loro amore è Dio. E così Egli abita nella Sua eterna dimora, come semplice pastorello, aumentando sempre l'eterna felicità dei Suoi devoti.
I puri devoti apprezzano estremamente Dio in questa forma confidenziale e attraente, altri però reagiscono diversamente. Krsna lo menziona nella Bhagavadgita (9.11): "I pazzi Mi deridono quando appaio nella Mia forma umana. Non conoscono la Mia natura trascendentale e la Mia supremazia su tutto ciò che esiste". Spinti dall'invidia dicono sia che Krsna è un qualsiasi essere umano, sia che un qualsiasi essere umano è Dio.
Per contrastare questo pericolo, Krsna in persona è disceso su questo pianeta cinquemila anni fa, portando con sé i Suoi eterni associati, e per un po' di tempo ha mostrato le Sue attività più intime e confidenziali in un posto chiamato Gokula Vrndavana. Più di ogni altra cosa, Dio desidera che le anime cadute che soffrono nel mondo materiale tornino da Lui, e
quindi decide di mostrare l'imparagonabile dolcezza e la varietà senza limiti di relazioni d'amore di cui Lui e i Suoi devoti godono senza fine nella Sua dimora Suprema. Il mondo conosceva già Dio come l'onnipotente e l'onnipresente; ora l'avrebbe conosciuto come l'"onniattraente".
I devoti esperti hanno studiato in profondità questi passatempi di Krsna come sono riportati nello SrimadBhagavatam e in altri testi e hanno trovato cinque principali tipi di relazione che i devoti hanno con Dio. Ciascuna di queste relazione ha un gusto particolare da cui il devoto è attratto. In sanscrito queste relazioni si chiamano rasa. I cinque rasa principali, elencati in ordine crescente di intimità, sono la neutralità (o adorazione passiva), il servizio, l'amore fraterno, l'amore dei genitori e l'amore coniugale.
Nel rasa della neutralità, il devoto è così conscio della travolgente grandezza di Dio che Lo può adorare solo passivamente. Il devoto non sente l'impeto di renderGli servizio, perché pensa che Dio sia così grande che egli non potrà fare nulla per Lui. La descrizione di Dante della Beata Visione che genera stordimento e orrore estatico suggerisce l'idea che la neutralità sia il concetto più alto di relazione con Dio. Anche nel rasa del servizio c'è un sentimento di subordinazione, ma non così intenso da impedire che il devoto serva attivamente il suo Signore. Nel rasa fraterno, il devoto si associa con Krsna a un livello di parità, come un amico della stessa età e dello stesso sesso. Mentre nel rasa dei genitori, Krsna gradisce che i Suoi devoti si comportino come Suoi superiori. Krsna fa la parte del figlio e i Suoi devoti Lo servono nella posizione di madre o di padre. In fine il rasa più intimo è l'amore coniugale; in questo caso il devoto considera Krsna marito o amante.
Proprio come il corpo di Krsna è il prototipo del nostro corpo, le relazioni che ha Krsna sono il prototipo delle relazioni materiali, che sono riflessi distorti dell'originale. Di conseguenza non dovremmo proiettare le caratteristiche di relazioni materiali sui rasa spirituali. I sublimi scambi di emozioni estatiche, attraverso corpi spirituali, fra Krsna e le pastorelle di Vrndavana non hanno nulla in comune con i grossolani scambi sessuali materiali. Inoltre, le relazioni con Krsna nel mondo spirituale, non stufano mai né hanno mai fine come invece succede alle relazioni in questo mondo. Nel mondo spirituale tutti i rasa continuano in eterno. Qui, nel mondo materiale, troviamo i riflessi di queste relazioni, e, dato che siamo sempre attratti dal gustare i rasa, cerchiamo sempre di prendere parte a queste relazioni e di renderle perpetue. Il nostro problema è che però non troviamo la soddisfazione che cerchiamo. Saremo inevitabilmente delusi. Perché tutti i rasa, nel mondo materiale, sono eclissati. Qui, tutto è in continuo cambiamento, instabile e temporaneo. Allacciamo relazioni con i nostri eroi, i nostri amici, i nostri figli, i nostri amanti o i nostri coniugi, e partiamo con grandi speranze e larghe aspettative. Ricordiamo tutti, con rammarico, che travolgenti promesse di amore senza fine ci aveva portato la nostra prima infatuazione da adolescenti. E che cosa può mai competere con le speranze senza limiti che prova una mamma quando, per la prima volta, prende in braccio il suo bambino? Eppure, nessuna di queste relazioni ci dà ciò che ci promette. Crescendo, "maturiamo", imparando a vivere con rasa morti, relazioni fallite, cuori infranti. E, dopo aver scoperto che i miei eroi hanno i piedi di argilla e che il mio migliore amico mi ha tradito, o, dopo aver visto che, quella che una volta era la dolce ragazza dei miei sogni, oggi mi guarda al di là del tavolo di un avvocato con odio feroce, o dopo essere stato sulla piccola tomba del mio bambino, troverò difficili, o addirittura impossibile, amare come una volta speravo di fare.
La nostra tendenza a amare per natura si espande senza limiti, ma, in questo mondo, si scontra con molteplici ostacoli. Lo sconvolgimento che deriva dal nostro bisogno di amare diventa così una delle più tragiche caratteristiche della vita. Il punto cruciale del problema è che per quanto desideriamo amare, non siamo mai così vulnerabili come quando lo facciamo. Non appena amiamo qualcuno, apriamo noi stessi al rifiuto, al tradimento, alla separazione, all'abbandono e tutte le angosce e i dolori che ne derivano. Questo genere di esperienze hanno riempito il mondo di gente triste e amareggiata, di cinici e misantropi.
Ma anche prima di aver sofferto per l'amore frustrato, noi non siamo capaci di amare pienamente e senza condizioni. C'è un'incompatibilità di fondo fra ciò che siamo e ciò che possiamo amare in questo mondo, e nel nostro cuore lo sappiamo. Il nostro desiderio di amare senza limiti e senza fine è una chiara indicazione del fatto che siamo esseri spirituali eterni. Nello stesso tempo, qualsiasi cosa possiamo amare in questo mondo è temporanea e materiale. Quindi, non possiamo amare senza paura e, consciamente o inconsciamente, fin dall'origine non possiamo far altro che evitare di investire completamente il nostro amore.
Un frequente argomento di letteratura narra di un eroe o un'eroina che ama temerariamente e senza freno, inevitabilmente incontra ogni sorta di terribile sofferenza, e alla fine arriva la tragica e meschina morte. Possiamo considerare queste storie racconti ammonitori. Ma ad ogni modo non abbiamo bisogno di loro per ricordarci la costante frustrazione del nostro essere. In questo mondo non c'è un oggetto adeguato per il nostro amore.
Quindi Krsna, mosso da una sconfinata compassione nei nostri confronti, rivela il Suo regno di trascendentale e illimitato amore, in cui Egli è eternamente presente come ultimo oggetto dell'affetto, l'eroe più perfetto, il maestro, l'amico, il figlio e l'amante. La Sua bellezza è incomparabile, la Sua personalità, che si esprime in un'infinità varietà di scambi d'amore, è affascinante senza posa. Quando ci voltiamo verso Krsna, la nostra inclinazione ad amare, può finalmente evadere dagli stretti confini della materia e si apre a un flusso, sempre crescente, che non incontra mai ostacoli. Per questo Krsna ci invita sempre ad avvicinarsi a Lui nella Sua eterna dimora e a godere con Lui, per l'eternità, le delizie di un amore senza fine.















RICORDARE DIO
IN OGNI STAGIONE

di GAURA PURNIMA DEVI DASI

Una fresca mattina di primavera. Sulle foglie, gocce di rugiada simili a perle riflettono i raggi del sole e gli alberi si riempiono già di minuscole gemme.
Un leggero strato di erba verde si stende sul prato da mesi coperto dalla fredda brina invernale. Si sente un po' ovunque nell'aria, appena turbata dalla leggera brezza primaverile, il conquettio degli uccelli intenti a prepararsi il nido. La natura si rinnova: è un esplodere di bellezza in infinite forme variopinte di colori sempre freschi e sgargianti. Ora qua, ora là spuntano margheritine bianche e gialle, violette dalle tinte delicate, e una lunga e interminabile miriade di tageti che sfumano dal giallo al rosso. Serviranno ai devoti di Krsna per comporre ghirlande dalle fogge diverse e ornare le divinità.
Tutto sorride intorno, sotto i raggi di un sole sempre più luminoso e caldo, e sembra ricordare che i freddi mesi invernali sono ormai lontani. La bella stagione è già arrivata con il suo carico di vitalità.
Certo non è difficile, davanti a tanta naturale bellezza, ricordarsi di Dio, l'artefice di tutto questo.
Per chi vive in città, nel rumore assordante del traffico, tra una fila di macchine e l'altra, tra un semaforo e una pensilina per il pullman, o per chi sta correndo dalla stazione ferroviaria alla metropolitana, per recarsi al lavoro (una fabbrica o un qualsiasi ufficio) pensare a Krsna non è altrettanto facile.
La vita frenetica della città spesso distoglie da Dio: la mente si lascia trascinare da altre cose, corre dietro mille affanni e preoccupazioni e, soprattutto, non c'è tempo. Non c'è tempo per pensare agli anni che trascorrono, uno dopo l'altro, al tempo che passa, lento ma inesorabile, così che la vecchiaia coglie tutti di sorpresa. Allora ci accorgiamo di aver sprecato la nostra esistenza correndo dietro chimere di successi mondani e illusioni di piaceri materiali e avremo la sensazione sgradevole di non aver mai vissuto veramente e intensamente e che la vita, quella vera e autentica, ancora una volta ci è sfuggita. Resta solo, nel nostro cuore, l'amarezza di avere, per l'ennesima volta, perso la partita.
Quanti vecchi, quante persone anziane, dopo aver accumulato quattrini per i figli, si ritrovano soli in un ospizio, totalmente incapaci di badare a sé stessi, seduti su di una sedia a rotelle a guardare, fuori dalla finestra, la vita che si rinnova con la primavera, per gli altri, ma non per loro. La mente, ancora avida di piaceri materiali, corre indietro, al passato, rievoca episodi della ormai lontana giovinezza, va a ripescare immagini sepolte nella memoria, di parenti ormai defunti, ombre evanescenti di affetti un tempo considerati grandi ed eterni e che non ci sono più. Ed eccoli: la zia Maria, il vecchio nonno Gino e la nonna Nunziatina, il fratello emigrato in America di cui non si è avuta più notizia, ed infine mamma e papà, morti... "Quando?" La mente ormai senile si smarrisce. "Nel '67, no, forse nel '64. Eppure allora mi sembrava che mai avrei potuto dimenticare il giorno della loro morte." Per un istante si chiede: "Ne è valsa la pena? Perché vivere, per poi finire così?"
I raggi del sole fanno capolino tra le fessure delle persiane appena accostate; la brezza primaverile riempie l'aria di un leggero tepore, e tutto risplende di vita.
Ora non sembra poi così bella la natura che si risveglia alla nuova stagione, ora sembra che un qualche genio maligno abbia fatto il mondo così attraente per tenderci un tranello e illuderci con la promessa di una felicità che si rivelerà presto inconsistente.
Tra tanti pensieri accumulati negli anni, tra tante immagini raccolte nel corso della vita, immagini di spot pubblicitari, di donnine di spettacolo, di fotoromanzi demenziali, di paperi e topi che parlano a vanvera, di chiacchiere inutili e pettegolezzi, di guerre scoppiate non si sa dove, sciagure aeree o ferroviarie in paesi sconosciuti, forse un'idea farà capolino, un'idea sempre cacciata indietro, ma che spesso, anche in passato, affiorava, tra una corsa frenetica e l'altra, tra un film e una telenovela, tra una partita di calcio e un gioco a premi televisivo: l'idea di Dio. "Dio! Chi è Dio?... Sì, ricordo, qualcuno mi ha parlato di Dio... Un prete forse, ma non aveva le idee chiare. Gli ho chiesto perché i miei genitori sono morti e perché io stesso devo morire, ma lui non mi ha risposto... ma sì, qualcuno mi ha parlato di Dio e aveva le idee chiare. Chi? Non saprei dirlo."
E così va a cercare nella memoria qualcosa accaduto molto tempo prima, non sa quando. Poi all'improvviso il ricordo affiora con maggiore nitidezza, ed emerge l'immagine di un tipo strano, calvo e con il codino che gli ha venduto un libro. "... un libro! Che libro?" Ricorda adesso di averlo riposto nella sua libreria e di non averlo mai letto. Eppure quel libro aveva qualcosa di particolare, qualcosa che gli creava imbarazzo. Forse quella figura sulla copertina: un bellissimo giovane dalla carnagione blu e al suo fianco una bella ragazza dagli stupendi occhi neri.
Rimpiange di non averlo letto. Vorrebbe farlo ora, ma è troppo stanco e troppo vecchio: "Che sia Dio?" Quel Dio sconosciuto pregato nella sua infanzia, cercato nella lontana giovinezza e poi dimenticato.
Mentre l'oblio scende con la sua tetra coltre su quella povera mente ormai offuscata dalla vecchiaia e dal sonno, una preghiera forse sorgerà spontanea dall'anima che per un attimo si è destata al ricordo di Srimati Radharani e di Sri Krsna: "Signore, sono giunta alla fine della mia vita in questo corpo e sento gli anni trascorsi inutili e buttati via, perché non ho voluto servire te e i tuoi devoti. Signore, fa che questa mia esistenza in questo corpo, ormai reso invalido dalla malattia e dalla vecchiaia, giunga presto alla fine, ed io possa, nella mia prossima vita, non dimenticarmi più di Te."
Per i devoti di Krsna che hanno dedicato tutta la loro vita al servizio del Signore, ricordarLo sempre non è difficile. Sia d'inverno che d'estate, sia nella quiete della campagna che nel traffico vorticoso delle città, il nome di Krsna affiora spontaneamente nel loro cuore colmo d'amore per Dio. Così essi percorrono le strade del mondo, affrontando mille ostacoli, incuranti del freddo o dell'eccessivo caldo, risoluti nella loro missione, tolleranti di fronte all'ostilità della gente e umili nella loro preghiera al Signore a beneficio dell'umanità intera: "Mio caro Signore, Sri Krsna Caitanya, Tu che sei venuto dal mondo spirituale per diffondere il puro amore per Dio, Tu che puoi liberare ogni essere condizionato dalla schiavitù della materia e donare la felicità eterna del servizio devozionale a Krsna, Tu che risplendi come la luna piena in una notte d'estate e che rifulgi della luminosità divina conosciuta come brahmajyoti, Ti preghiamo, non lasciare che i nostri cuori si inaridiscano, fa', Ti prego, che il servizio devozionale vi si fissi sempre di più, così che nulla potrà mai estirparlo, neanche la nostra volontà condizionata e asservita ai tre guna. Ti preghiamo, Sri Krsna Caitanya, Tu che vibri d'amore per Krsna, che sei la devozione personificata, Tu che porti tutte le qualità trascendentali di Srimati Radharani e tutte le opulenze di Sri Krsna, accendi in questi cuori la fiammella del puro amore per Dio, fa' che gli anni che ci restano ancora da vivere in questi corpi siano sempre dedicati al Tuo servizio, liberaci dalle occupazioni inutili della vita di famiglia e ponici nella trascendenza, dove potremo contemplare sempre la Tua bellezza infinita, che supera ogni altra bellezza conosciuta, e potremo lodare la Tua gloria nel Movimento del Sankirtana, inaugurato qui in Occidente dal Tuo sublime servitore, Srila Prabhupada; cosicché anche la creatura più indifesa e innocente possa beneficiare appieno del canto dei Santi Nomi: Hare Krsna, Hare Krsna, Krsna Krsna, Hare Hare, Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare.















La Verità
Sulle Diete
Salutari

Al contrario di ciò che pensano i vari dietologi e esperti di
alimentazione, i devoti di Krsna si nutrono soltanto di cibo offerto a
Krsna: così godono di ottima salute fisica e spirituale.

di VISAKHADEVI DASI

Mentre facevo ricerche per questo articolo, mi sono più volte accorta che gli esperti in nutrizione si scontrano su tutti i fronti:
"Il latte vaccino non è adatto all'alimentazione umana... Il latte causa costipazione, disturbi al fegato, lingua bianca, emicrania..." 1
"Come abitudine giornaliera, un adulto dovrebbe bere due o più bicchieri di latte..." 2
"I grassi saturi non sono necessari nella dieta..."3
"Un razionale consumo di grassi... si ottiene bilanciando il consumo di grassi saturi e insaturi" 4
"Le vitamine e i minerali contenuti nei cibi naturali vengono sfruttati dal corpo molto più di quelli che derivano da altre fonti" 5
"Il corpo non può in alcun modo distinguere tra una vitamina derivata da una pianta, un animale o da un laboratorio" 6
E così via. Ma per la gran parte di noi non ha alcuna importanza che gli esperti non siano d'accordo, dato che, in ogni caso, abbiamo un interesse vago e confuso sul valore nutritivo dei cibi che consumiamo.
C'è, comunque, una minoranza che si preoccupa per i pesticidi, gli additivi chimici, le calorie, il contenuto di colesterolo e le industrie alimentari che producono tenendo conto del profitto piuttosto che della salute dei consumatori.
I devoti di Krsna costituiscono un mondo a parte da entrambe i gruppi: quelli che scelgono i loro cibi per abitudine e i coscienziosi fans della salute e delle diete. Srila Prabhupada chiede: "Da chi avete imparato che cosa è sano e che cosa non è sano? Chi ve lo ha insegnato? In verità questo 'sano' e 'non sano' sono considerazioni materiali. A noi interessa solo ciò che vuole Krsna: perciò Gli offriamo tutto ciò che vuole mangiare. Ed Egli desidera cibi preparati con cereali, latte e latticini, vegetali e frutta. "Chi non è devoto mangia ciò che ritiene buono o nutriente. Ma ciò che piace a uno, non piace a un altro, e ciò che fa bene a uno può essere veleno per un altro.
Un devoto non indugia così fra il livello dei sensi e quello della mente. Il devoto mangia solo ciò che è stato offerto a Krsna, e offre a Krsna solo ciò che a Krsna piace. E, grazie ai piani del Signore, i cibi che Gli piacciono costituiscono una dieta perfettamente nutriente e bilanciata. Per esempio, in un giorno normale, un devoto dovrebbe fare colazione con frutta, latte o yoghurt, cereali, un po' di zenzero e un po' di ceci. Per pranzo: riso, dal (legumi), capati (pane integrale non lievitato) e verdure. La sera latte caldo, frutta e qualcosa di leggero. Ora, se analizzaste i contenuti nutrizionali di questa dieta, vi rendereste conto che ha tutte le proteine, i carboidrati, le vitamine, le fibre, i grassi e i minerali di cui avete bisogno per stare bene. Vi accorgereste che ha abbastanza calorie per mantenere il vostro peso, ma non abbastanza per farvi ingrassare. Constatereste che ha poco colesterolo, pochi zuccheri e poco sale. La trovereste economica, gustosa e molto varia. (Per esempio, ci sono oltre cinquanta tipi di vegetali comuni che potete combinare con latticini, cereali, spezie ed erbe, per poi cucinarli in forno, al vapore, saltati o fritti. La gamma dei sapori, dei gusti, degli aromi e dei colori è sorprendente.) In breve, troverete la dieta quotidiana dei devoti ideale secondo i moderni standard nutrizionali, poco costosa e squisita. E visto che questa dieta è stata concepita dalla Persona ideale, Sri Krsna, e che i piatti vengono offerti a Lui, scoprirete anche che vi aiuta dal punto di vista spirituale.
Un devoto non offre a Krsna cibi cucinati da chi ha motivazioni materiali, da chi lo fa per profitto. L'atteggiamento corretto con cui si dovrebbe cucinare per Krsna è di gratitudine e amore: "Il mio Signore mi ha gentilmente messo a disposizione questi ingredienti, perciò cercherò di mescolarli e cucinarli in modo che Gli piacciano". In questo semplice modo il devoto è al sicuro da tutti i problemi di salute e di calorie vuote che sono connessi con i cibi industriali e quelli precotti. Se proverete le ricette che vi diamo, o le cercherete sui nostri libri di cucina (potete richiederli telefonando allo 055/8076414), vi accorgerete che la cucina cosciente di Krsna è adatta in ogni occasione, a ogni circostanza e per ogni persona. Troverete piatti che possono soddisfare pienamente un bambino o un buongustaio, un naturista o un fanatico dei fast food, una persona a dieta o un culturista.
Tutto ciò di cui avete bisogno per cucinarli, sono alcuni ingredienti e un po' di pratica. Preparando e offrendo questi piatti nutrienti, andremo al di là delle discussioni materiali su guadagni, percentuali o utilità: entreremo nel mondo in cui Krsna è Supremo, in cui Egli gusta i nostri piatti e le nostre offerte e apprezza il nostro amore e la nostra devozione.
E in quel mondo, a differenza che nel nostro, non c'è malattia, non c'è vecchiaia e non c'è morte. Che cosa potrebbe essere più salutare?



Bibliografia

1. Jetro Kloss, Back to Eden (Santa Barbara, Ca., Woodbridge Press Publishing Co., 1981). 2. Laurel Robertson, Carol Flinders, Bronwen Godfrey, Laurel's Kitchen (New York, Bantam Books, 1981).
3. Jane Brody, Nutrition Cookbook (New York W.W. Norton & Co., 1981).
4. Gary Null, The New Vegetarian (New York, William Morrow & Co., 1978).
5. Victor Lindlahr, You are what you eat (Van Nuys, Ca., Newcastle Publishing Co., Inc., 1971).
6. Myths of vitamins (Washington, D.C., U.S. Governement Printing Office, Marzo 1974).










Nella tradizione vedica, raita è il nome che si dà a una vasta gamma di insalate di frutta o verdura cruda o semicotta. Queste insalate, semplici e facili da preparare, ci danno un piacevole, leggero e fresco contrasto con le preparazioni più elaborate che possiamo cucinare a pranzo. Generalmente una raita è composta da un paio di ingredienti in una salsa di yoghurt condito.



Raita di spinaci
Palak raita

400 g. di spinaci freschi; 400 g. di yoghurt intero al naturale (o 350 g. di yoghurt e 50 g. di panna); 1 cucchiaio da tè di semi di cumino; 1 cucchiaio da tè di sale; 1 cucchiaino di pepe nero macinato.
1. Lavate gli spinaci e puliteli dai gambi e dalle parti dure. Metteteli a cuocere a vapore in un colino sopra a una pentola di acqua bollente per una decina di minuti. Lasciateli raffreddare, scolate bene l'acqua e tagliateli molto fini.
2. Fate arrostire il cumino in un pentolino con il fondo pesante per circa cinque minuti, poi tritatelo grossolanamente. Aggiungete il sale e il pepe.
3. Sbattete lo yoghurt fino a farlo diventare cremoso. Aggiungete gli altri ingredienti e, prima di offrire a Krsna, mescolate bene.







Banane con lo yoghurt
Kela raita

325 g. di yoghurt intero al naturale; 2
cucchiaini di sale; 2 banane mature e
sode, piuttosto piccole, da tagliare
diagonalmente a fettine di circa 3 mm, 1e 1/2 cucchiaio di ghi o olio vegetale; da
1/4 a 1 peperoncino verde piccante fresco, piccolo, tagliato in fettine sottilissime; 2 cucchiaini di semi di mostarda nera; 1 cucchiaio di foglie di menta fresche tritate finemente.
1. Mescolate con la frusta lo yoghurt, il sale e la menta. Aggiungetevi le banane. 2. Scaldate il ghi in un pentolino a fiamma media finché non diventa caldo (se vi
fate cadere dentro una goccia d'acqua friggerà immediatamente). Fate soffriggere i semi di mostarda; quando scoppietteranno togliete la padella dal fuoco. Aggiungete il peperoncino, mescolate bene e unite il soffritto allo yoghurt. Mescolate accuratamente e coprite.
3. Tenete in frigorifero per almeno un'ora prima di offrire a Krsna.







Raita di carote, anacardi e datteri
Gajarkaju raita

2 carote medie, dolci pelate e grattugiate;
5 datteri, privati del nocciolo e tagliati a rondelle fini; 1 manciata di anacardi tritati, tostati o fritti; 1 pizzico di noce moscata; 2 cucchiai di miele; 325 g. di yoghurt intero al naturale.
1. Togliete l'eccesso di acqua dalle carote grattugiate premendole tra i palmi delle mani.
2. Mescolate bene tutti gli ingredienti in un recipiente e refrigerate almeno un'ora prima di offrire a Krsna.







Raita di cetrioli e pomodori
Kakri raita

1 cetriolo medio; 4 cucchiaini di sale; 1 pomodoro medio, sodo e maturo, tagliato a cubetti di 1 cm; 2 cucchiai di prezzemolo o coriandolo fresco tritato, 1/2 cucchiaino di pepe nero macinato; 2 cucchiaini di semi di cumino; 325 g. di yoghurt intero al naturale; 1 cucchiaio di filetti di mandorle; 1 cucchiaio di ribes (facoltativo).
1. Tostate i semi di cumino e tritateli grossolanamente. Mescolate lo yoghurt con la frusta.
2. Pelate il cetriolo, tagliatelo in quattro per la lunghezza, togliete i semi e tagliatelo a pezzettini. Cospargetelo di sale e lasciatelo riposare per 6/10 minuti. Poi strizzatelo delicatamente fra i palmi delle mani per rimuovere il liquido in eccesso.
3. Unite il pomodoro, il cetriolo, il pepe, e il cumino in un recipiente. Versateci lo yoghurt e il sale e mescolate con delicatezza. Cospargete la superficie di filetti di mandorle e ribes e offrite la raita a Krsna subito o dopo averla lasciata un'ora in frigorifero.

















SRIMAD-BHAGAVATAM

La Sublime Storia Di Krsna Per Bambini

di JAHNAVI DEVI DASI



Terzo Canto  Parte Quarta  Capitoli XXV/XXXIII

Maitreya continuò a parlare a Vidura della storia della vita di Devahuti: ora che lei e suo marito Kardama Muni erano anziani e le loro figlie erano felicemente sposate, era per loro giunto, insomma, il tempo di ritirarsi: Kardama Muni andò nella foresta a meditare su Krsna e lo fece fino alla morte, affidando, invece, sua moglie Devahuti alle cure e alla guida spirituale di loro figlio Kapila.
Kapiladeva è l'incarnazione di Krsna che venne a insegnare a tutti come pregare Sri Krsna e fare servizio devozionale, cioè la filosofia sankhya.
Nel lussuoso palazzo di suo padre, Kapila deva parlò a sua madre della vita spirituale: spiegò che quando si canta, si prega o si ascoltano storie devozionali, i problemi se ne vanno; che è importante essere bravi e non fare male a nessuno. I devoti pregano Krsna e cantano i Suoi Santi Nomi: è per questo che si è felici stando con i devoti.
Osservando il viso sorridente di Sri Krsna e ascoltando le sue parole dolci come il miele (come facciamo noi ora leggendo lo SrimadBhagavatam, la Bhagavad-gita e altre scritture vediche), veniamo ricompensati con le più abbondanti benedizioni e molta buona fortuna, dal Signore in Persona!
Kapiladeva descrisse anche la viratarupa, la forma universale di Krsna, e spiegò pure come meditare su Krsna. Pensando ai piedi di loto di Sri Krsna, massaggiati da Laksmi, la nostra tristezza passa, perché Krsna ci da molta felicità. Questo è uno dei motivi per cui ci inchiniamo quando entriamo nel tempio. Poi, dopo aver concentrato la nostra mente sui piedi di loto di Krsna, possiamo pensare alla bellezza delle Sue gambe, delle Sue braccia, del Suo ombelico da cui nasce Brahma, del Suo petto, del Suo collo, dei Suoi gioielli, del Suo viso e dei Suoi capelli; così, guardando Krsna, gli facciamo piacere e Lui contraccambia.
Kapiladeva è il Signore Supremo stesso, che ci rivela il segreto di come farGli piacere e di come tornare da Lui. Chi ci può spiegare queste cose meglio del Signore in Persona?
Queste, infatti, sono le più accurate istruzioni date da Krsna.
Dopo aver dato alla madre una dettagliata conoscenza spirituale insieme alla devozione (filosofia sankhya), Kapila le chiese il permesso di andare. Devahuti, allora, si esercitò molto nel bhaktiyoga come le aveva insegnato suo figlio, e poi tornò a Vaikuntha, perché non era attaccata a niente di materiale. Lo SrimadBhagavatam ci spiega il beneficio che trarremo da questa lettura su Kapila deva e Devahuti, Sua madre:
"La storia di Kapiladeva e di Sua madre è molto confidenziale; chiunque ne ascolti o ne legga il racconto diventa un devoto di Dio, la Persona Suprema, Colui che è trasportato da Garuda, e raggiunge quindi il regno del Signore per consacrarsi al Suo servizio. (S.B. 3.33.37)
(a cura di Tirtha dasa brahmacari)



Verticali: 1. Ia mamma di Kapiladeva; 2. l'incarnazione di Sri Krsna che apparve per insegnare il sankyayoga; 3. la filosofia che insegna la conoscenza spirituale unita alla devozione.
Orizzontali: 4. massaggia eternamente i piedi di Sri Krsna (Visnu); 5. ci andò Devahuti alla fine della sua vita devozionale in cui, dopo aver appreso la conoscenza spirituale da suo figlio, si era dedicata alla bhakti (ci vanno tutti i devoti quando lasciano il corpo materiale); 6. il grande e saggio padre di Kapiladeva.















BENEDIZIONI
PER PARLARE DI KRSNA

di UPANANDA DASA

Nella primavera del 1992, io e un altro devoto, Sadananda dasa, siamo stati in India, per il ritrovo annuale del nostro Movimento, che si tiene ogni primavera a Sridham Mayapur nel Bengala Occidentale. Il tempo stava proprio incominciando a scaldarsi quando arrivammo, ma quando un mese più tardi fummo a Bombay era diventato insopportabile, così prenotammo un biglietto per Puna, sull'altipiano del Maharashtra, dove il clima è più fresco. Non lontano dalla stazione di Puna, su una delle strade principali, c'è il tempio Hare Krsna, tenuto da Krsna Nama dasa. Oltre a condurre il tempio, Krsna Nama usa la conoscenza che ha sull'Ayurveda, le Scritture Vediche che parlano della salute e della medicina, per curare i devoti malati. Eravamo esausti dal viaggio per il fortissimo caldo e per l'umidità, e stavamo cercando di recuperare da un periodo di dissenteria. Così avevamo una gran ansia di metterci nelle mani della sua esperienza. Durante le nostre sedute terapeutiche, ci sedevamo per terra, nella sua piccola stanza accanto al tempio, parlando di coscienza di Krsna.



Upananda dasa: Krsna Nama prabhu, ci puoi raccontare come hai cominciato la tua carriera nella coscienza di Krsna?
Krsna Nama dasa: Ero con mio zio materno a Nasik, in Maharashtra. Ero nato e cresciuto lì. Avevo sentito parlare di Krsna per la prima volta da mio nonno a cui piaceva organizzare i cosiddetti katha, incontri in cui persone sante recitano le Scritture come il Mahabharata o il Ramayana. Fin dall'infanzia mi raccontava le storie dei santi come Prahlada e Dhruva, di come Prahlada, Dhruva e Tukarama, il santo del Maharashtra, avevano fatto tanto servizio al Signore. Un giorno gli chiesi che cosa avesse fatto lui per il Signore. Si arrabbiò e disse: "Chi sei tu per farmi una domanda del genere? Io non ha mai fatto nulla per il Signore, ma se credi di poter fare qualcosa tu, allora fa tu qualcosa di grande per Dio." Così io gli risposi che l'avrei fatto. Ma a quel tempo ero giovane e immaturo. Così lasciai casa e cominciai a girare da una all'altra le case dei parenti fino ai quindici anni. A quel punto decisi che dovevo lasciare tutto e diventare davvero rinunciato. Così dissi alla mia famiglia che sarei andato via e che non sarei più tornato. Andai a stare in una foresta, ai confini del Maharashtra, fra Nasik e Surat, in Gujarat. Era un posto pieno di pace e c'era un grande albero baniano sotto al quale riposare. Facevo il bagno in un ruscello e raccoglievo radici e frutti per cibarmi.
Ud: che genere di radici mangiavi?
KNd: Ho imparato dagli Adivasi, la gente della foresta, che radici mangiare e quali evitare. Così sono sopravvissuto.
Ud: Sei mai andato in città?
KNd: Durante i dieci anni che ho trascorso nella foresta, andavo una volta ogni anno e mezzo a visitare Dvaraka e Vrndavana. Stavo una settimana a Dvaraka e poi una settimana a Vrndavana.
Ud: E dove stavi quando andavi lì?
KNd: A Dvaraka stavo sulle sponde del fiume Gomati. C'è un piccolo tempio con una divinità di Krsna. Sono stato con un sadhu, un saggio, che ha fatto mauna, il voto del silenzio.
Ud: E a Vrndavana dove sei stato?
KNd: Di solito per strada.
Ud: Viaggiavi in treno?
KNd: Sì. Andavo a Nasik e prendevo il primo treno che passava.
Ud: Quando stavi nella foresta, c'era qualcosa che ti potesse disturbare?
KNd: C'erano le tigri e altri animali selvaggi, ma durante la notte cantavo sempre, quindi non mi hanno mai disturbato. E io ero determinato ad affrontare ogni sorta di pericolo. Fin da quando ero piccolo sentivo che Dio mi avrebbe protetto. Ovviamente qualche volta è stato difficile perché tenevo il silenzio. Non avrei parlato né chiesto elemosina a nessuno. Non avrei mai chiesto a nessuno di darmi da mangiare. Ciò che sarebbe arrivato l'avrei accettato. Ma una volta, mentre visitavo Dvaraka, dopo molti giorni di treno, mi sono ammalato e non riuscivo a camminare bene. Così ho fatto una brutta caduta e sono scoppiato a piangere: "Che vita è mai questa? Ho lasciato tutto per Dio, e ancora soffro così!" Allora andai sotto un albero pipal e mi sdraiai. Poi, da non so dove uscì una vecchia donna del Gujarat, mi si avvicinò con un meraviglioso piatto pieno di buone cose e mi disse: "Oh, grande anima, questo è per te". Prima che arrivasse la signora, avevo cominciato ad avere cattivi pensieri sul mio Signore. Nonostante cantassi molto, stavo soffrendo, e così avevo cominciato a lamentarmi con il Signore. Mi pentii per aver mancato di fede ed ero per non aver superato questa prova che Dio mi aveva mandato. Allora andai in un tempio e chiesi perdono al Signore.
Ud: Poi venisti in contatto con il movimento Hare Krsna? Dopo dieci anni nella foresta?
KNd: Sì, nel 1976 a Vrndavana. Proprio dietro a dove ora c'è il tempio, c'era un boschetto pieno di guava. Mi ero fermato lì perché ero abituato alla foresta. Il giardino era una proprietà privata, prendevo solo i frutti che cadevano e così avevo qualcosa di buono da mangiare. Entrai per la prima volta nel tempio Hare Krsna mentre stavo andando a Varsana attraverso Chatikara Road dove c'è il tempio. Sentii le conchiglie suonare così mi avventurai dentro e vidi un meraviglioso ritratto di Srila Prabhupada. Poi vidi devoti di tutto il mondo che cantavano e danzavano. Era così bello che presto mi ritrovai anch'io a cantare e ballare con loro. Saltavano in alto e io cercavo di saltare più in alto di loro. Alcuni devoti indiani si misero a ridere e urlavano "Guarda un mayavadi che balla, un mayavadi che balla, ha, ha!" Io chiesi loro che cosa intendessero per mayavadi, ma nessuno mi rispose. Allora dissi che volevo fermarmi con loro, ma usando la stessa espressione mi risposero "No, sei un mayavadi, torna domani". Così l'indomani mattina, alle tre in punto, arrivai al tempio, mi lavai al pozzo e partecipai al programma del mattino che inizia alle 4.30. Dopo il programma, parlai in hindi con il presidente del tempio che mi diede un posto in cui stare, un dhoti e un enorme kurta, che comunque indossai subito perché ero molto felice. Nella giornata i devoti mi dissero di pulire il tempio come servizio a Krsna. Ci misi otto ore per pulirlo tutto e poi mi chiesero di pulire gli accessori usati per l'adorazione delle divinità. In due ore e mezza lucidai le fiamme e i piatti tanto da farli sembrare nuovi. I devoti mi dissero: "Bravo, ora prendi un po' di prasadam". Dopo aver mangiato mi chiesero se volevo fare un altro servizio e mi dissero di pulire i bagni. Avendo vissuto nella foresta, non avevo mai pulito i bagni, così per pulirli infilai le mani dentro e li lavai così. Quando arrivarono dicendo di aver portato l'acido per pulire i bagni non potevano credere a quanto erano puliti, ma quando spiegai loro il sistema che avevo usato per pulirli mi dissero che non si faceva così. "Vengo dalla foresta. Non lo sapevo" Mi scusai. Il giorno dopo Srila Prabhupada venne a Vrndavana per qualche giorno e fece una lezione in hindi. In seguito disse a Lokanatha Svami di mandarmi con i devoti che andavano a Mayapur con il carro dei buoi. Durante questa discussione, Srila Prabhupada si rivolse a me dicendomi: "Eh, ma che ci facevi nella foresta?" Allora pensai che se gli avessi detto che ero lì per il Signore mi avrebbe domandato che cosa avevo fatto per il Signore, mentre se gli avessi risposto che ero lì per me stesso, mi avrebbe detto che era inutile senza avere qualcosa in cui credere nella vita. Di conseguenza non avevo modo di rispondere sensatamente. Poi mi disse "Perché non rispondi?" Ma io non ci riuscivo e lui si mise a ridere. Mi aveva letto nel pensiero e io lo sentivo, così ci mettemmo a ridere tutti e due. Srila Prabhupada mi chiese come mai io lo volessi come maestro spirituale, e per rispondergli ho scritto una poesia che lo glorificava in hindi. Gli piacque, mi disse che c'erano migliaia di guru al mondo, ma che la maggior parte di loro aveva una mentalità attaccata al denaro e che non era utile; mi spiegò che questi cosiddetti guru vogliono solo diventare famosi. In modo poetico cercai di spiegargli che secondo me il vero guru non vuole nulla e dà la verità assoluta. E Srila Prabhupada mi disse: "Bello, sarai un buon predicatore". Così partii da Vrndavana con il carro dei buoi. La gran parte dei devoti era stanca per la lunga camminata del primo giorno e non poté alzarsi presto il mattino seguente. Io allora mi alzai alle tre e cominciai il programma di adorazione del mattino. Quando gli altri videro che dopo solo tre giorni avevo imparato tutte le preghiere erano stupiti. Mi incoraggiarono a dare delle lezioni e la gente del posto le apprezzava. Le benedizioni di Srila Prabhupada avevano i loro effetti dopo solo tre giorni.
Ud: Quanto tempo dei stato a Puna?
KNd: Sono arrivato qui due anni fa. Il tempio era pieno di debiti, ma ora li abbiamo pagati tutti e il tempio fa progressi. La verità è che non siamo mai andati in giro a chiedere donazioni, la gente le dà spontaneamente.
Io abito in questa stanza e parlo con chiunque venga. La gente è molto attratta dalla filosofia così com'è spiegata da Srila Prabhupada.















I DIALOGHI DI SRILA PRABHUPADA

Cercare la verità

La seguente conversazione tra Sua Divina Grazia Swami Prabhupada e un suo discepolo è stata registrata durante una passeggiata mattutina a Perth, Australia.



Devoto: (facendo la parte dello scienziato materialista) Perché dite che la coscienza di Krsna è una scienza. Non sembra altro che un credo.
Srila Prabhupada: Anche la vostra così detta scienza è un credo. Se chiamate il vostro metodo scienza, allora anche il nostro è scienza.
Devoto: Ma con la nostra scienza noi possiamo provare il nostro credo.
Srila Prabhupada: Allora provami che le sostanze chimiche possono creare la vita. Voi credete che la vita provenga dai prodotti chimici. Provatelo, allora è scienza. Ma, dato che non potete provarlo, quindi rimane un semplice credo.
Devoto: Voi credete nell'anima ma non potete provare che esiste. Poiché non è possibile vedere l'anima, dobbiamo concludere che la vita viene dalla materia.
Srila Prabhupada: Non è possibile vedere l'anima con i sensi grossolani, ma può essere percepita. La coscienza può essere percepita e la coscienza è il sintomo dell'anima. Ma se, come dite, la vita viene dalla materia, voi dovreste dimostrarlo fornendo i prodotti chimici mancanti per far rivivere nuovamente un corpo morto. Questa e la mia sfida.
Devoto: Ci vorrà del tempo per trovare le sostanze chimiche giuste.
Srila Prabhupada: Ciò significa che state dicendo stupidaggini. Credete che la vita provenga da sostanze chimiche, ma non potete provarlo. Perciò provate solo di essere dei mascalzoni.
Devoto: Ma voi accettate la Bhagavadgita sulla fede. Sarebbe scientifico? Non è altro che una vostra credenza, non è così?
Srila Prabhupada: Perché non dovrebbe essere scientifico? La Bhagavadgita afferma: annad bhavanti bhutani "tutti gli esseri viventi sopravvivono mangiando cereali a sufficienza e i cereali crescono con le piogge"'. E' forse una credenza?
Devoto: Deve essere vero.
Srila Prabhupada: Similmente, ogni cosa nella Bhagavadgita è vera. Se ci riflettete attentamente, constaterete che è tutto vero. Nella Bhagavad-gita Krsna dice che nella società ci deve essere una classe di uomini intelligenti, i brahmana, che conoscono l'anima e Dio. Questo è l'uomo civilizzato. Ma dov'è questa classe di uomini nella società odierna?
Devoto: Ci sono molti rabbini, preti e ministri.
Srila Prabhupada: Ma cosa sanno di Dio? Cerca di comprendere bene questo punto. C'è un'autorità suprema. Tu non sei indipendente; perciò devi accettare che esiste un'autorità suprema. Ma tu non sai chi è quest'autorità suprema. Quindi, se non sai chi è quest'autorità suprema, che valore ha la tua conoscenza? Supponiamo che un uomo non conosca il governo del suo paese. Che razza di uomo è? Non è che un individuo di terza classe, un furfante. Un uomo civile conosce il governo del suo paese. Perciò Sri Krsna insegna nella Bhagavad-gita che nella società umana ci deve essere una classe di uomini intelligenti, che conoscono Dio e capiscono che il funzionamento dell'intero universo dipende dalle direttive e dagli ordini di Dio. Noi devoti coscienti di Krsna sappiamo queste cose. Perciò siamo civilizzati.
Devoto: Ma la Bhagavadgita è stata scritta cinquemila anni fa, quindi non è più attuale, non è adatta al giorno d'oggi.
Srila Prabhupada: La Bhagavadgita non è stata scritta cinquemila anni fa: c'era già, è sempre esistita. Studi la Bhagavad-gita?
Devoto: Si.
Srila Prabhupada: E dove trovi, nella Bhagavad-gita, che è stata scritta cinquemila anni fa? Fu enunciata per la prima volta più di centoventi milioni di anni fa (imam vivasvate yogam proktavan aham avyayam). Krsna dice: "'Ho insegnato questa scienza a Vivasvan, più di centoventi milioni di anni fa". Non lo sapevi? Che razza di lettore della Bhagavadgita sei? La Bhagavadgita è avyayam, esiste eternamente. Come puoi dire che è stata scritta cinquemila anni fa? (Srila Prabhupada punta il suo bastone verso il sole che sorge). Ecco, il sole sta sorgendo, ma è sempre li, nello spazio. La Bhagavadgita è così: verità eterna. Quando il sole sorge noi non diciamo che ha appena cominciato ad esistere. C'è sempre, ma non possiamo vederlo finché non sorge. Gli uomini, un tempo, pensavano che di notte il sole moriva e che al mattino venisse ricreato. Credevano anche che la terra fosse piatta. Questa è la vostra conoscenza scientifica: ogni giorno una nuova opinione.
Devoto: Questo perché noi stiamo scoprendo la verità.
Srila Prabhupada: No, perché voi non sapete qual è la verità. State solo facendo ipotesi. Adesso accettate qualcosa come vera ma, dopo un po', direte che non lo è. E la chiamate scienza!
Devoto: Si, hai ragione, molti dei testi scientifici scritti solo pochi anni fa sono già superati.
Srila Prabhupada: E i testi scientifici che state usando adesso saranno inutili fra qualche anno. Questa è la vostra scienza.
Devoto: Ma almeno quello che sappiamo adesso e più vero di quello che sapevamo prima e, se continuiamo a provarci ne sapremo sempre di più.
Srila Prabhupada: Ciò vuol dire che sarete sempre ignoranti. Ma la Bhagavadgita non è così. Krsna dice ad Arjuna: "Ho insegnato questa scienza la prima volta centoventi milioni di anni fa, e oggi ti insegno la stessa cosa". Questa è conoscenza scientifica. La verità è sempre la stessa, ma voi scienziati continuate a cambiare opinione e definite questo fenomeno "scoprire la verità". Ciò significa che non sapete qual è la verità.
Devoto: (non più nella parte dell'antagonista) Il problema è che tutti sono degli imbroglioni. Tutti formulano teorie e poi le presentano come se fosse la verità.
Srila Prabhupada: Si, per questo abbiamo accettato Krsna, la persona più attendibile. E dato che ripeto solo quello che ha detto Krsna, anch'io non sono attendibile. Questa è la differenza tra noi e gli scienziati.















AMORE PER KRSNA
O TIMOR DI DIO?

di GOVARDHANA LILA DASI

Nel sesto canto dello SrimadBhagavatam, Pariksit Maharaja solleva una questione di estremo interesse per tutti coloro che, credendo nella vita dopo la morte, comprendono la necessità di evitare le attività peccaminose per non doverne scontare le conseguenze nell'esistenza futura. "O Sukadeva Gosvami, così fortunato e opulento, ti prego, spiegami come gli esseri umani possono salvarsi dal cadere in condizioni infernali che sono causa per loro di terribili sofferenze" (S.B., 6.1.6).
L'anima caduta nel mondo materiale vive un'esistenza non conforme alla sua reale natura e, desiderando godere dei sensi a lei concessi, si impegna in ogni sorta di attività sbagliate procurandosi reazioni a non finire. Tutte le dottrine religiose spiegano chiaramente che chi infrange le leggi del Signore dovrà pagare le conseguenze soffrendo su pianeti destinati a questo scopo, per questo la risposta data dal grande saggio e devoto Sukadeva Gosvami a tutti gli uomini che intendono evitare tali pene future invita a pagare in anticipo i proprio debiti karmici con un'adeguata e proporzionata espiazione, secondo le regole indicate dai testi sacri autorizzati. "Perciò, celermente, prima che la morte arrivi e finché il corpo è abbastanza forte, bisogna dedicarsi al metodo di espiazione previsto dagli sastra; altrimenti si perderà tempo e le reazioni dei peccati si accumuleranno. Come un medico esperto considera la gravità di una malattia nel formulare la diagnosi e la cura, così l'espiazione cui ci si sottopone dev'essere proporzionata alla gravità dei peccati" (S.B., 6.1.8).
Purtroppo però il male che spinge l'anima condizionata all'attività contraria alle leggi divine è così radicato che qualunque metodo purificatorio, atto pio, confessione e conseguente penitenza, non saranno sufficienti ad impedirle di ricadere negli sbagli già commessi. A che serve dunque sottoporsi a una punizione, se poi si ripetono gli stessi errori? Questa è l'osservazione intelligente di Maharaja Pariksit e tutti ne abbiamo esperienza osservando quanti criminali, nonostante conoscano le leggi dello stato, nonostante abbiano visto altri come loro essere puniti, commettono gli stessi atti riprovevoli per tutta la vita. Ne hanno ben esperienza i sacerdoti, che confessano tante persone ogni settimana, con la consapevolezza che torneranno a quei medesimi peccati dai quali sono appena state assolte. "Succede talvolta che una persona, benché si preoccupi di non commettere attività colpevoli, cada di nuovo vittima del peccato. Considero quindi inutile il metodo di peccare ed espiare i propri peccati ripetutamente. Esso è simile al bagno di un elefante che si pulisce molto accuratamente, ma non appena torna a riva si cosparge la testa e il corpo di polvere" (S.B., 6.1.10), è la conclusione di Maharaja Pariksit.
Il nuovo suggerimento di Sukadeva Gosvami è ora quello di impegnarsi in austerità volontarie basate sulla conoscenza che non siamo il corpo e che gli stimoli che da esso provengono sono corde robuste che ci legano a questo mondo. Ma l'astenersi dall'attività per il godimento dei sensi costituisce la vera liberazione dal desiderio del piacere materiale? Sicuramente no e ne sono prova tante storie riportate nello SrimadBhagavatam, in cui grandi yogi dediti all'ascesi e alla meditazione caddero di fronte alle provocazioni della natura materiale. Il commento di Sukadeva Gosvami al risultato offerto da queste pratiche dice: "Questi peccati sono simili alle foglie secche dei rampicanti che attecchiscono sotto i bambù; anche se possono essere inceneriti superficialmente dal fuoco, i rampicanti conservano intatte le radici per crescere di nuovo alla prima occasione" (S.B., 6.1.14).
Quale soluzione può adottare dunque l'uomo sincero che, stanco della sua permanenza in questo mondo, desidera ripercorrere all'indietro il sentiero che porta al Signore?
Il punto che dobbiamo comprendere innanzitutto è che l'anima non potrà smettere un solo istante di agire, perché per natura costituzionale essa è un seme di attività eterna. Non servirà dunque bloccarla fisicamente per impedirle di desiderare di fare qualcosa, occorrerà piuttosto offrirle un'alternativa positiva alla spinta che la muove verso la ricerca del piacere. Conoscere la legge e il suo promulgatore sarà sufficiente a non farci commettere un reato? Le cronache di tutti i giorni ci insegnano che no, non basta. La bramosia per gli oggetti dei sensi può spingerci, come una forza travolgente, a infrangere ogni legge umana e divina, superando qualsiasi timore per la punizione. Ma chi conosce personalmente colui che ha emanato la legge e sviluppa una relazione d'amore con lui, sarà naturalmente portato a servirlo nell'affetto, cercando ogni modo per soddisfarne i desideri ed evitando in ogni modo di arrecargli dispiacere disubbidendo alle sue leggi, che non sono altro che la codificazione dei suoi desideri stessi. Ecco quindi che, nella proporzione in cui questo legame d'amore fra il superiore ed il subordinato cresce, sempre minore sarà la tentazione di infrangere la regola stabilita, sentita non più come un limite alla propria libertà, ma come un dolce vincolo con la volontà dell'amato. Questa è la meravigliosa trasformazione che opera il servizio devozionale nell'anima condizionata: esso ne rimuove la freddezza o addirittura l'ostilità verso Dio. Ogni altro metodo costituirà un aiuto, un supporto nel viaggio verso il mondo spirituale, ma si rivelerà inefficace se privo di almeno un piccolo sentimento devozionale. Il processo di purificazione dei desideri non dipende da metodi costrittivi, punitivi o conoscitivi, ma è essenzialmente la riscoperta dell'attaccamento naturale dell'anima per il Signore.
Per concludere citiamo le parole di Srila Prabhupada che meglio definiscono l'effetto rinnovatore che il servizio di devozione compie sull'essere condizionato: "I peccati di colui che si è sottomesso a Krsna sono paragonati a un serpente a cui sono stati tolti i denti veleniferi. Un serpente senza denti non fa più paura a nessuno. Naturalmente non bisogna commettere attività peccaminose con la scusa di essersi sottomessi a Krsna. Tuttavia, anche se accade che una persona sottomessa a Krsna commetta qualche peccato a causa delle sue abitudini precedenti, queste azioni peccaminose non hanno più un effetto distruttivo. Per questa ragione bisogna rimanere attaccati ai piedi di loto di Krsna con grande fermezza e servirLo sotto la guida del maestro spirituale; così saremo akutobhaya, liberi dalla paura in qualsiasi condizione" (S.B., 6.1.19, spiegazione).















NON HO BISOGNO DEI TUOI LIBRI

di VRAJA KISORA DASA

Non avrebbe mai creduto a dei libri. (Lo disse come se fosse una parolaccia) Avrebbe seguito solo le sue idee. Quello che stava dicendo era che le idee degli altri potevano anche essere buone, ma idee scritte in un libro no. Cosi gli chiesi: "Che cosa accade se prendo le mie buone idee, le metto giù in un libro e le pubblico. Diventano automaticamente cattive?" Mi disse che le mie idee potevano esser buone per me, ma che se le mettevo in un libro e cercavo di farle passare per vere a tutti gli altri era sbagliato, perché ciascuno doveva credere solo alle proprie idee. E se pubblicassi un libro che si chiami "Segui le tue idee!" E che cosa succederebbe se un sacco di gente lo leggesse e poi lo seguisse? (Forse era quello che gli era successo.) Come posso sapere che le mie idee sono davvero mie e non le ho subliminalmente assorbite dalla TV o imparate su qualche libro a scuola? OK, lo ammise, era vero, ma_ Comunque non avrebbe mai creduto che la Bhagavad-gita aveva più diritto di dire il vero di un qualsiasi altro libro. Nessun libro può essere completamente vero perché i libri sono tutti scritti da persone normali e imperfette. E, d'altro canto, non riusciva certo a credere alla "parola di Dio". Anche se la Bhagavad-gita fosse venuta in origine da Dio, era stata trascritta da esseri umani che sono imperfetti, limitati e soggetti agli errori. Ma anch'io sono un essere umano, come posso essere sicuro di dire il vero dicendo che nessun libro è meglio di un altro perché tutti i libri sono scritti da esseri umani imperfetti che non possono sapere che cosa è la verità? Voleva dire che la verità assoluta non può essere trasmessa attraverso una persona qualsiasi. Ma sarebbe stata una persona qualsiasi che trasmetteva una verità assoluta. Rinunciammo ai suoi nonsensi contraddittori. Se è sincero ammetterà almeno che la verità assoluta può essere trasmessa attraverso ciò che sembra una persona qualsiasi, in un libro qualsiasi, con un linguaggio qualsiasi. Come può essere? Una definizione della Verità Assoluta è "Onnipotente". Nulla è impossibile per l'Onnipotente. Se dite che la verità assoluta non può manifestarsi attraverso una persona qualsiasi in un linguaggio qualsiasi, state cercando di limitare l'Assoluto. "Seguire le nostre idee" è un sogno ad occhi aperti in questo mondo in cui siamo costantemente condizionati. Dovremmo usare i nostri cervelli umani per trovare le idee migliori, per cercare di distinguere tra il vero e il falso e, alla fine avvicinarsi all'Assoluto. E non è impossibile. Quindi date un'occhiata a questi libri.

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Fine del numero di maggio-giugno 1994.